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Trovare l’America – Una lezione sull’immigrazione

Shukri Said – Alcuni giorni fa, nel corso di una bella manifestazione organizzata da Ludovica Rossi Purini nella Sala Aldo Moro del Parlamento italiano e moderata dall’On.le Stefano Dambruoso con la partecipazione, da una parte, dei curatori Linda Barrett Osborne e Paolo Battaglia e, dall’altra parte, degli autori dei testi Prof. Mario B. Mignone e Antonio Canovi, è stato presentato il volume “Trovare l’America” in cui è narrato il percorso degli immigrati italiani nell’America del nord. Il volume è ricco di immagini, anche inedite, tratte dalla collezione della Library of Congress, l’istituzione che rappresenta la memoria ufficiale degli Stati Uniti. La sua lettura stimola una serie di riflessioni sul fenomeno dell’immigrazione che stiamo vivendo in Italia in questi anni.

Scrive Martin Scorsese all’esordio della sua testimonianza per il libro: “I miei nonni, arrivati in America dalla Sicilia all’inizio del Novecento, erano italiani. I miei genitori, nati qui, erano italoamericani. Io ero, e ancora sono, americano italiano. E anche se so che non dimenticheranno mai le loro origini, le mie figlie sono americane.”. In questa frase c’è tutta l’evoluzione dell’immigrazione, la descrizione di un percorso di integrazione compiuto, peraltro, all’interno di una collettività che, come quella americana, ha fatto dell’immigrazione e dell’integrazione il paradigma del successo di una società fondata sulle diversità.

Eppure la strada per l’integrazione, come ci ricordano le immagini del libro, da Cristoforo Colombo a Joe Petrosino, è stata lastricata di dolore e sofferenza, di razzismo e di isolamento, di morte e di lavoro durissimo, perfino quello dei minorenni nelle miniere. Ma è stata anche raggiunta con la cultura: da quella musicale, teatrale e letteraria, a quella enogastronomica.

Gli Stati Uniti d’America sono diventati la potenza mondiale che conosciamo da un crogiolo di culture, da una mescolanza di individui provenienti da paesi diversi e distanti che, alla fine, sono riusciti a creare la sintesi di scienze e coscienze più fruttuosa e promettente che uno Stato abbia mai conosciuto.

Oggi l’Italia è a sua volta meta di immigrazione. Certamente non è un paese vasto e giovane come lo era l’America dei primi anni del Novecento, ma quell’esperienza d’oltre Oceano deve farci oggi accettare come portatrice di opportunità, miglioramento e prosperità l’arrivo di nuovi ospiti dai luoghi più sfortunati del mondo. L’immigrazione funziona, infatti, come un sistema di vasi comunicanti che tende a compensare e collocare al livello più equo il benessere sperequato tra diverse società: una diversità che, se modificata ed equilibrata con l’immigrazione, stempera l’aggressività che sempre porta con sé un eccessivo grado di povertà.

Il bel volume diffuso in occasione della manifestazione “Trovare l’America” offre una grande occasione per conoscere la vita dei nostri connazionali che si spinsero oltre le colonne d’Ercole per cercare condizioni di vita migliori e ci aiuta a comprendere le ragioni dei barconi che ripetutamente arrivano sulle nostre coste in questi anni.

Un ulteriore occasione di conoscenza e meditazione, volta anche a diradare il velo del silenzio che ha accompagnato troppo a lungo il fenomeno dell’emigrazione italiana, è la visita al Museo Nazionale dell’Emigrazione italiana per il quale il Prof. Mario B. Mignone, nel corso della manifestazione, ha rivolto un appello alle autorità italiane affinché ne sia scongiurata la chiusura.






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