Somalia, lo spettro della carestia si riaffaccia come tre anni fa ma stavolta potrebbe andare ancora peggio
Emanuele Piano – repubblica.it – A febbraio erano due milioni i somali affetti da insicurezza alimentare, quasi novecentomila quelli bisognosi di aiuti umanitari, cinquantamila i bambini affetti da malnutrizione acuta. I dati dovranno ora essere rivisti al rialzo. L’Unicef prevede che il numero di piccoli malnutriti potrebbe presto quadruplicarsi e raggiungere quota duecentomila. Per far fronte alla crisi imminente servirebbero un miliardo di dollari, ma, ad oggi, l’Onu ha ricevuto soltanto il 25 per cento della somma richiesta.
ROMA – Una nuova carestia è alle porte in Somalia, dopo che nel periodo delle piogge fra marzo e giugno le precipitazioni sono diminuite del 50 percento. Lo denunciano le Nazioni Unite che prevedono uno scenario simile, se non peggiore, di quello della siccità del 2011 che costò la vita a 250 mila persone fra giovani, donne e bambini. A febbraio erano due milioni i somali affetti da insicurezza alimentare, quasi novecentomila quelli bisognosi di aiuti umanitari, cinquantamila i bambini affetti da malnutrizione acuta. I dati dovranno ora essere rivisti al rialzo. L’Unicefprevede, ad esempio, che il numero di infanti malnutriti potrebbe presto quadruplicarsi e raggiungere quota duecentomila. Per far fronte alla crisi imminente servirebbero un miliardo di dollari, ma, ad oggi, l’Onu ha ricevuto soltanto il 25 percento della somma richiesta.
“Un black-out da assuefazione”. Presso la Federazione Nazionale della Stampa Italiana, il Ministero Affari Esteri, i parlamentari della Commissioni Esteri della Camera, Lia Quartapelle (PD) e Arturo Scotto (SEL), l’On. Gennaro Migliore e l’Associazione Migrare hanno rilanciato oggi l’appello delle Nazioni Unite. Il Consigliere Politico del Vice Ministro agli Affari Esteri con delega alla cooperazione internazionale, Jean-Léonard Touadi, ha parlato di “black-out da assuefazione” dell’informazione. “Bisogna rompere il silenzio su un dramma imminente. La politica internazionale e l’opinione pubblica devono mobilitarsi per salvare queste vite umane che rischiano di morire nell’indifferenza generale”, ha affermato Touadi.
Il ruolo dell’Italia. Dopo oltre 20 anni, l’Italia sta ricominciando a giocare un ruolo di primo piano in Somalia e nella regione del Corno d’Africa, ritenuta strategica per gli interessi italiani. La Farnesina ha appena riaperto la nostra ambasciata a Mogadiscio ed una delegazione del Ministero Affari Esteri capeggiata dal viceministro Lapo Pistelli è rientrata la scorsa settimana da un tour nella regione dove ha visitato Gibuti, Eritrea, Sudan e, per l’appunto, la Somalia. “Non possiamo continuare a piangere i morti di Lampedusa dimenticandoci dei problemi che queste persone lasciano a casa”, ha concluso Jean-Leonard Touadi annunciando il sostegno del governo italiano al problematico processo di transizione e pacificazione somalo.
“La Somalia non può farcela da sola”. Il debole governo centrale transitorio somalo, minacciato da divisioni interne e dalle milizie filo-qaediste degli al Shabaab, non ha i mezzi e le strutture per affrontare la carestia. “La Somalia non può farcela da sola. Se non affrontata per tempo, la crisi può avere degli effetti devastanti”, ha sostenuto Awes Abukar Awes, diplomatico dell’ambasciata somala in Italia. Gli ha fatto eco Renzo Santelli della FNSI che ha auspicato una maggiore attenzione da parte dei mezzi di comunicazione affinché “riportino al centro dei loro interessi un momento di criticità ed attivino la solidarietà internazionale”. Shukri Said, portavoce dell’Associazione Migrare, ha riassunto così l’appello: “Bisogna fare presto ed intensificare gli sforzi in maniera concreta. Il nostro è un grido di allarme, che non resti inascoltato”.
fonte: repubblica.it
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