Somalia, donne e ragazzine affamate e in cerca di medicinali vengono stuprate dai militari della “Missione di pace”
Lo denuncia un rapporto di Human Rights Watch (HRW) diffuso oggi. “I Paesi che forniscono truppe e mezzi militari, l’Unione Africana (UA), oltre che i donatori di AMISOM devono urgentemente affrontare questi abusi e rafforzare le procedure interne in Somalia per fare giustizia”NAIROBI – I soldati della missione dell’Unione Africana in Somalia(AMISOM) hanno abusato sessualmente e sfruttato donne somale nelle loro basi a Mogadiscio. Lo afferma Human Rights Watch (HRW) in un rapporto pubblicato oggi. I Paesi che forniscono truppe e mezzi militari, l’Unione Africana (UA), oltre che i donatori di AMISOM devono urgentemente affrontare questi abusi e rafforzare le procedure interne in Somalia per fare giustizia. Il rapporto di 71 pagine, “The Power These Men Have Over Us“: documenta lo sfruttamento sessuale e l’abuso delle donne somale e delle ragazze su due basi AMISOM nella capitale somala. Secondo il rapporto, i soldati, con l’aiuto di intermediari somali, hanno utilizzato una serie di tattiche, compresi gli aiuti umanitari, per costringere le persone più vulnerabili ad attività sessuale. Hanno anche violentato o aggredito sessualmente le donne che cercavano assistenza medica o acqua nelle basi AMISOM. Human Rights Watch ha intervistato separatamente 21 donne e ragazze, le quali hanno raccontato di essere state stuprate da militari ugandesi e burundesi in servizio nei reparti militari dell’Unione Africana.
Hanno abusato di donne sfollate. L’UA e AMISOM – si legge nel documento di HRW – dovrebbero promuovere una cultura di “tolleranza zero” rispetto attività illecite nelle loro basi. Le due istituzioni internazionali – sosriene ancora HRW – devono stabilire o rafforzare gli strumenti e individuare gli organismi con la responsabilità di affrontare questi abusi e un organo inquirente indipendente. Human Rights Watch ha condotto una ricerca in Somalia, Uganda e Burundi. Tutte le donne somale e le ragazze intervistate provenivano da comunità sfollate dal centro-sud della Somalia. Inoltre, sono stati intervistati oltre 30 testimoni, osservatori stranieri, militari e funzionari dei paesi che forniscono truppe. La ricerca si è concentrata sugli incidenti a Mogadiscio, dove soldati ugandesi e burundesi sono presenti. Non si esclude affatto la possibilità che simili abusi si sono verificati anche altrove.
L’effetto degli esodi massicci. Anni di conflitto e di carestia in Somalia hanno spostato decine di migliaia di donne e ragazze dalle loro comunità, e dalle loro reti di sostegno familiari e di clan. Senza possibilità di impiego e le risorse di base, molte di loro devono affidarsi completamente all’assistenza esterna e sono costrette in situazioni di sfruttamento e di abuso per sostenere se stesse e i loro figli. Il Consiglio per la pace e la sicurezza dell’Unione Africana ha schierato le truppe a sostegno della pace in Somalia fin dal 2007, nel quadro di un mandato del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, con l’obiettivo di proteggere i funzionari di infrastrutture e di governo somalo e per contribuire a fornire assistenza umanitaria. Da allora, il mandato, le dimensioni, e la presenza geografica di AMISOM sono aumentati costantemente. La forza schierata comprende personale militare proveniente dall’Uganda, Burundi, Kenya, Etiopia, Gibuti, e Sierra Leone.
Sesso in cambio di cibo. Alcuni soldati hanno sfruttato la povertà delle donne e la mancanza di cibo per fare sesso. E’ di una giovane donna di nome Kassa D. la testimonianza di un episodio avvenuto nel maggio del 2013. Lei si era introdotta, con l’aiuto di un interprete somalo, nel campo base di AMISOM. “Ero preoccupata”, ha detto. “Ma avevo fame e non potevo tornare indietro. Dopo aver avuto un rapporto sessuale con un soldato ugandese, che ha pagato l’interprete con 10 dollari”. Insomma, l’evidenza suggerisce che lo sfruttamento sessuale non è un segreto nelle basi di AMISOM a Mogadiscio, si legge ancora nel rapporto di Human Rights Watch. Le donne e le ragazze sono entrate nei campi attraverso cancelli sorvegliati e in zone teoricamente protette. “La leadership militare e politica AU deve fare di più per prevenire, identificare e punire gli abusi sessuali da parte loro truppe”, ha dichiarato Daniel Bekele, direttore per l’Africa di Human Rights Watch. “C’è dunque una nuova crisi alimentare che si profila nei campi per sfollati di Mogadiscio, tanto che le donne sono sempre alla disperata ricerca di cibo e di medicine. Ma nessuno è tenuto a vendere il proprio corpo per sopravvivere”.
Rapporti senza preservativo. Soldati dell’AMISOM hanno sottoposto donne e ragazze ad altri abusi con gravi rischi per la salute, dice ancora il documento di Human Rights Watch. Diverse donne hanno riferito di essere state schiaffeggiate dai soldati con i quali hanno fatto sesso che si rifiutavano di indossare il preservativo. Altre donne intervistate hanno dichiarato di non aver mai denunciato gli abusi perché temevano ritorsioni da parte dei loro aggressori, dalle autorità e dal gruppo di ribelli islamici di Al-Shabaab, oltre che come castigo da parte delle loro stesse famiglie. I paesi che forniscono truppe di AMISOM sono i principali responsabili per la condotta delle loro forze in Somalia. Questi paesi hanno, in misura diversa, gli strumenti legali per far fronte alla cattiva condotta delle truppe in campo attraverso gli investigatori militari e, nel caso dell’Uganda, attraverso l’invio di una corte marziale in Somalia per istruire processi e comminare condanne nei casi accertati.
Il silenzio e la complicità. Tuttavia, i paesi che forniscono truppe non hanno fornito le risorse necessarie per indagare sulle accuse o fatto le indagini, menpo che mai hanno perseguito i responsabili dello sfruttamento sessuale e degli abusari, denuncia Human Rights Watch. Solo un caso di stupro, in cui la vittima era un bambino, è davanti al tribunale militare di Uganda a Kampala. La leadership di AMISOM ha adottato alcune misure per affrontare la violenza sessuale e di genere. Tuttavia, insiste HRW, dovrebbe essere fatto di più per garantire che questi sforzi facciano giustizia per le vittime. I donatori internazionali, in particolare le Nazioni Unite, Unione Europea, Stati Uniti e Regno Unito dovrebbero sostenere una maggiore supervisione indipendente della condotta delle truppe dell’UA e il personale civile e garantire che essi non siano complici di abusi commessi dalle forze AMISOM, conclude il rapporto di Human Rights Watch. “L’UA non può più chiudere gli occhi davanti agli abusi, se non altro per non minare la credibilità della missione”
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