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Perché gli immigrati continuano a preferire le coste italiane?

Di Stefano Consiglio | I vari naufragi che si sono susseguiti lungo le coste italiane, con la conseguente perdita di centinaia di vite umane, hanno spinto partiti politici e opinione pubblica a richiedere una gestione comunitaria del problema migranti. Per comprendere la drammaticità di questo fenomeno, basti pensare al fatto che dal 1994 al 2013 più di 7.000 persone sono morte o si sono disperse nel Canale di Sicilia, lungo le rotte che dal nord Africa portano alle isole di Pantelleria, Lampedusa, Malta e alle regioni sud orientali della Sicilia.

Vista la pericolosità di questi viaggi, in cui centinaia di persone vengono stipate in barconi fatiscenti, una domanda sorge spontanea: perché i migranti scelgono le coste italiane?

Per fare chiarezza sul fenomeno dell’immigrazione appare utile fornire alcuni dati sul numero di immigrati, clandestini e non, presenti in Italia e successivamente paragonarli con quelli relativi agli altri Stati Europei. Secondo le stime fornite dalla Fondazione Migrantes, a gennaio 2012 l’Italia ospitava 4 milioni e 860 mila stranieri regolari residenti, 245 mila stranieri regolari non residenti, 325 mila stranieri irregolari, infine gli stranieri che avevano ottenuto asilo politico erano circa 58 mila. Pertanto gli stranieri in Italia costituivano, all’epoca del sondaggio, circa il 9,5% della popolazione complessiva. Una percentuale significativa che, tuttavia, non differisce affatto rispetto a quella di altri paesi europei quali il Regno Unito, con una percentuale di stranieri pari al 12,4%; la Francia,11,5%; la Germania, 11,9%. Anche considerando i dati relativi all’immigrazione clandestina, i numeri non cambiano. Il Regno Unito, secondo le stime effettuate a gennaio 2012, ospitava tra 400 mila e 800 mila irregolari; la Francia tra 180 mila e 400 mila; la Germania tra 195 milae 460 mila.

L’analisi compiuta dalla Fondazione Migrantes rende evidente il fatto che l’Italia non detiene il record nel numero di immigrati presenti sul suo territorio. Ciò, tuttavia, deve essere valutato contestualmente ai dati forniti da Frontex, l’agenzia europea che coordina le attività di pattugliamento lungo le aree di confine. Secondo questa istituzione comunitaria nei primi quattro mesi del 2014 il numero di migranti diretti verso l’Italia è aumentato dell’823% rispetto allo stesso periodo del 2013, passando da 12 mila a circa 42 mila. Questo che cosa vuol dire? E da cosa può dipendere?

Frontex ha immediatamente precisato che l’aumento nel numero di migranti potrebbe essere stato causato, almeno in parte, dalle innovazioni normative introdotte da Israele in materia di immigrazione. Secondo il nuovo testo gli immigrati che varcano clandestinamente i confini israeliani, devono essere condannati a un anno di detenzione, al termine del quale è previsto il loro rimpatrio. Ciò avrebbe spinto gli immigrati provenienti dal corno d’Africa a scegliere l’Europa come luogo di migrazione. Questa decisione di Israele risponde, almeno in parte, alla domanda introdotta da questo articolo: perché i migranti scelgono l’Italia? Anzitutto occorre sottolineare che l’Italia, frequentemente, è un paese di transito. Ciò giustifica i dati sopra indicati, secondo i quali anche gli altri paesi comunitari presentano un elevano numero di immigrati. In secondo luogo, la normativa italiana, in materia di immigrazione, risulta decisamente più “morbida” rispetto a quella applicata in altri Stati.

Dal punto di vista geografico i paesi più adatti per la migrazione, considerando gli Stati nord africani come luogo di partenza, risultano: la Spagna, l’Italia, la Grecia, la Turchia e lo Stato d’Israele.

Come detto in precedenza Israele ha recentemente modificato la normativa vigente in materia di immigrazione, scoraggiando di fatto tutti quei migranti che presceglievano le sue coste.

La Spagna ha un territorio che, potenzialmente, la esporrebbe a un numero di sbarchi anche superiori all’Italia. Essa, infatti, presenta una costa meridionale molto estesa che in certi tratti dista poche decine di chilometri dal Marocco. Allo scopo di limitare il fenomeno dell’immigrazione clandestina la Spagna ha stipulato accordi di riammissione con diversi Stati africani, simili a quelli siglati tra l’Italia e la Libia di Gheddafi, i quali vengono applicati anche ai minori non accompagnati. I dati forniti da Amnesty International, inoltre, evidenziano il fatto che la marina spagnola reagisce spesso aggressivamente all’avvistamento di navi cariche di migranti. Secondo testimonianze raccolte sia da Amnesty International sia da Human Rights Watch, il 28 aprile del 2008 una nave della marina spagnola ha affondato un barcone carico di migranti sub-sahariani causando la morte di 28 persone.

La Grecia non viene raggiunta dai migranti solamente via mare ma anche valicando il confine che separa questo paese dalla Turchia. Le popolazioni fuggite da zone di guerra quali la Siria, l’Iraq, l’Afghanistan, raggiungono con viaggi interminabili la Turchia, utilizzata sovente come base per il successivo ingresso in Europa. Onde evitare ciò a dicembre del 2012 la Grecia, con il beneplacito delle istituzioni comunitarie, ha completato la costruzione di un muro di 12,5 km lungo il confine naturale che separa la Grecia dalla Turchia.

La Turchia, infine, presenta una legislazione in materia di visti molto più flessibile rispetto ai Paesi membri dell’Unione Europea. Gli iraniani, ad esempio, non hanno bisogno di un visto per entrare all’interno dei confini turchi potendolo richiedere direttamente quando arrivano alla frontiera. Il problema della Turchia è che la maggior parte dei migranti non vuole rimanere in questo Paese, utilizzandolo semplicemente come luogo di transito verso la vicina Europa. Ed ecco che si ripropongono le difficoltà dovute agli accordi siglati tra Grecia e Turchia per la riammissione degli immigrati, oltre che alla costruzione del succitato muro al confine tra le due nazioni. La Turchia, inoltre, ha negli ultimi anni intensificato i controlli alle frontiere e irrigidito la sua normativa in materia di immigrazione, allo scopo di accelerare il processo di adesione all’Unione Europea.

E in Italia? Il problema dei migranti viene gestito attraverso la ben nota “operazione mare nostrum”, istituita il 14 ottobre 2013 dal ministro dell’interno Angelino Alfano e dall’ex Primo ministro Enrico Letta. I militari coinvolti in questa missione hanno l’ordine, ogni volta che avvistano una o più navi che trasportano migranti, di scortarle a terra, identificare le persone, e infine mandarle verso un centro che possa ospitarle mentre le autorità italiane decidono il loro destino. Prima dell’adozione di questa normativa, la guardia costiera era responsabile per l’identificazione e per il soccorso dei migranti. La principale novità, introdotta dall’”operazione mare nostrum”, è che essa venne appositamente creata per aiutare i migranti mentre si trovano in alto mare. La maggior parte degli operatori che lavorano in questa operazione appartengono alla Marina Militare. Il suo scopo primario è quello di proteggere la vita delle persone che stanno tentando di attraversare il Mediterraneo. Si tenta, inoltre, di assicurare alla giustizia coloro che organizzano questi viaggi della disperazione che, troppo di frequente, si concludono con la morte di centinaia di passeggeri.

La gestione del problema-migranti in Italia non è assolutamente ideale. La vita nei vari centri di accoglienza, siano essi CIE, CARA, CDA, è al limite della sopravvivenza. Le politiche di integrazione rivolte agli extracomunitari sono quasi inesistenti. Il lavoro in nero, per quanto perseguito attraverso l’adozione di nuove normative, risulta ancora estremamente diffuso e vede come principali protagonisti proprio gli extracomunitari. Nonostante ciò, appare importante sottolineare qual è la missione primaria dell’”operazione mare nostrum”: proteggere la vita dei migranti. Questo è, probabilmente, il motivo principale per cui i migranti scelgono l’Italia. La speranza di mettere piede in Europa e, attraverso un permesso di soggiorno, muoversi tra i vari Stati europei al fine di realizzare il sogno di una vita lontana da guerre, carestie e miseria.

In questo quadro drammatico l’Italia sta sopportando quasi interamente da sola gli enormi costi legati all’immigrazione clandestina. Secondo i dati forniti dal Ministero dell’interno l’Italia sta spendendo ogni mese 9,5 milioni di euro per sostenere l’“operazione mare nostrum”, per un totale di 114 milioni di euro ogni anno. Di questi solo 12 milioni sono coperti da fondi stanziati dall’Unione Europea. In altre parole, è come se l’Europa stesse finanziando ciò che l’Italia spende in poco più di un mese. Il problema, tuttavia, non è soltanto legato alla quantità di soldi stanziata dall’Ue ma anche a come questi soldi vengono destinati. Un esempio illuminante è fornito dalla Grecia: dal 2011 al 2013 l’Unione Europea ha fornito alla Grecia quasi 230 milioni di euro allo scopo di tenere i migranti lontani dalle coste europee. Nello stesso periodo solamente 20 milioni sono stati stanziati per le operazioni di accoglienza.

Fintanto che l’Europa non comprenderà che il problema dell’immigrazione deve essere condiviso tra i vari Stati, attraverso l’adozione di una politica comune volta all’accoglienza e all’assistenza piuttosto che al respingimento, le conseguenze negative di questo fenomeno non faranno che peggiorare. Questa Europa che favorisce la creazione di barriere ai confini tra gli Stati, che finanzia accordi di riammissione, che promuove l’esternalizzazione delle frontiere, appare ben diversa dall’Europa descritta dal Presidente del Consiglio europeo Van Rompuy quando nel 2012 l’Unione è stata insignita del premio Nobel per la pace.

fonte: http://it.ibtimes.com/articles/68429/20140713/immigrazione-migranti-clandestini-italia.htm






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