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Per un immediato cessate il fuoco in Siria

di maurizio calò, presidente dell’Associazione Migrare –  Le candide bare dei bambini, tra cui quelle di Giulia e Marisol, tra decine di altre ai funerali di Stato celebrati ad Ascoli Piceno prima e ad Amatrice poi, ci commuovono e si fanno sperare che almeno loro, i bambini, non si siano resi conto di quanto accadeva e che il loro passaggio dalla vita alla morte, sotto le pietre delle loro case che si sbriciolavano, sia stato inconsapevole e indolore. Un desiderio al quale ci aggrappiamo sperando che non abbiano dovuto confrontarsi con la paura di perdere la vita nel buio e col dolore delle ferite tra l’odore del sangue.

Purtroppo non si tratta di speranze, emozioni e sentimenti che ci colgono di sorpresa.

Appena pochi giorni prima delle 3 e 36 di venerdì 24 agosto, quei sentimenti li avevamo già provati con le notizie provenienti alla Siria. Anche lì stragi di bambini e città ridotte in macerie. Qui, come conseguenza degli imperscrutabili capricci della natura. In Siria, conseguenza dei calcoli dei potenti mondiali, dell’avidità degli uomini e delle ambizioni del potere. In Italia funerali di Stato e ogni morto compianto dai suoi cari. In Siria, fosse comuni per “danni collaterali”.

Un tratto comune collega Aleppo ad Amatrice perché in entrambi i casi c’era qualcosa che poteva essere fatto e non è stato fatto. In Siria si poteva evitare un conflitto che dura più di quanto sia durata la Seconda Guerra Mondiale. In Italia si poteva evitare che il terremoto cancellasse centinaia di vite e con esse intere cittadine che formano il tessuto di cui è intrisa la nostra cultura invidiata nel mondo.

Res inter alios, è stata la risposta del mondo all’affacciarsi della ribellione in Siria prima di accorgersi che quella scintilla sarebbe divampata fino a coinvolgere l’intera comunità internazionale.

Res inter alios, si è pensato in Italia quando, riguardo ai rischi idrogeologici e geologici di alcune zone, si è permesso che si accumulassero ritardi su ritardi e si accatastassero normative su normative che sembrano avere lo scopo ultimo di non risolvere i problemi per arrivare alla greppia dell’emergenza.

La lezione di Aleppo, come di Amatrice, è che la confusione genera drammi e i drammi procurano ricchezza a qualcuno sicché i rapporti politici tra gli Stati sovrani si rivelano assai simili a quelli tra gli individui.

Non solo Amatrice è casa nostra. Anche la Siria lo è perché ormai il mondo è così piccolo che diventa assolutamente vero che il batter d’ali di una farfalla in un angolo della Terra può generare una tempesta altrove e, quindi, sia per Amatrice che per Aleppo, siamo legittimati a pretendere il rispetto della vita umana, della verità e della giustizia.

Però, se per Amatrice non possiamo chiedere alla terra di smettere di tremare, per la Siria possiamo almeno chiedere di cessare immediatamente il fuoco. Possiamo farlo venerdì 2 settembre, alle ore 11,00, in Piazza Santi Apostoli al sit in organizzato da Articolo 21, Amnesty Italia, Arci, Associazione 46° Parallelo, Associazione Amici di Roberto Morrione, Associazione Giornalisti Amici di Padre Paolo Dall’Oglio, Confronti, Cospe, Federazione nazionale della stampa, Fondazione Libera Informazione, Italians For Darfur,

LasciateCIEntrare, NoBavaglio, Rivista San Francesco, Tavola della Pace, Unicef, Un ponte per, Usigrai,

Associazione Migrare.






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