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Per l’Africa l’Italia cambia verso

Shukri Said – Blog Primavera Africana – Alla conferenza ministeriale Italia – Africa che si è svolta oggi alla Farnesina alla presenza dei Ministri degli esteri di 52 paesi africani, l’Italia è intervenuta ai massimi livelli istituzionali per sottolineare il rinnovato interesse per i rapporti con l’Africa. Dopo l’intervento di apertura del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, dedicato all’accoglienza ed alla cooperazione, sono intervenuti il Ministro degli esteri Paolo Gentiloni e, poi, il Viceministro per la cooperazione Mario Giro. I lavori sono stati chiusi dal Primo Ministro Matteo Renzi. I Ministri degli esteri dei vari paesi africani erano guidati dalla Sig.ra Nkosazana Dlamini-Zuma, Presidente dell’Unione Africana ed ex Ministro della salute nel governo sudafricano di Nelson Mandela.

Dall’Italia è partita l’idea di rappresentarsi come il ponte storico dell’Europa verso l’Africa, volendo così invertire la cronaca che vede il Belpaese come un ponte per l’Europa.

Del resto, quanto è successo negli ultimi anni, con una moltiplicazione esponenziale dell’immigrazione dall’Africa verso l’Europa – di cui l’Italia, la Grecia e la Spagna sono stati i primi testimoni – non poteva che indurre ad una reazione che è stata, e non poteva che essere, quella di occuparsi delle cause da cui scaturisce l’esodo africano.

Quelle cause, peraltro, non sono certo un mistero. Sono decenni che le carestie, le malattie, il sottosviluppo, le guerre, le violenze, le stragi tribali e, più di recente, il terrorismo sollecitano l’opinione pubblica europea alla solidarietà ed al sostegno nella raccolta di fondi, sia per le attività delle O.N.G., che delle compagnie missionarie, ma i risultati di quelle campagne di un tempo si sono infranti quando la globalizzazione ha premesso alle popolazioni africane di conoscere direttamente l’opulenza di quell’Europa che dista poche decine di miglia dalle dittature, dai soprusi, dalle violenze, dalle torture, dal divieto di libertà. Poche decine di miglia che separano due epoche storiche: il medioevo dalla modernità.

Una modernità che a noi occidentali appare del tutto imperfetta, ma che, vista dal medioevo africano, profuma di libertà, di salute, di ricchezza e di abbondanza: se non di beni per tutti, sicuramente di libertà. Libertà di espressione; libertà di circolazione; libertà dall’ingiustizia; libertà di istruzione; libertà dalle malattie più banali, ma per le quali in Africa si muore; libertà dalla fame perché in Occidente il pasto è garantito a tutti; libertà dalle violenze perché in Occidente si reagisce al più piccolo fatto di sangue; libertà dai soprusi perché in Occidente c’è sempre un’associazione che si prende cura di te; libertà dalla violenza perché in Occidente il carcere è un albergo a cinque stelle rispetto alle leggi ed alle punizioni africane; libertà dalle armi che fanno dell’Africa il moderno Far West.

L’Italia ha compreso che, nell’epoca della globalizzazione, l’informazione non permette più il totale benessere da una parte e il totale malessere dall’altra parte perché, quasi per l’automatismo fisico dei vasi comunicanti, i due mondi sono portati ad integrarsi ed uniformarsi.

Il problema sta nella direzione di questa insopprimibile tendenza. Fino ad oggi è stata l’Africa a migrare verso l’Europa. L’Italia, adesso, cambia verso e prova a trasferire l’Europa in Africa.

L’Italia ha ragione. L’Africa è il continente prospicente l’Europa che offre maggiori opportunità per trasferire lo sviluppo europeo e, aiutando l’Africa, si aiuta anche la ripresa europea.

L’Africa – ha ricordato il Ministro degli esteri Paolo Gentiloni rispondendo ad una nostra domanda – avrà 2,5 miliardi di persone di qui a trent’anni. L’immigrazione ha portato due milioni di africani in Europa negli ultimi cinque anni. Seicento milioni di africani non hanno l’energia elettrica, ma il PIL africano è cresciuto del 6% negli anni 2014 e 2015 e, anche se in prospettiva sarà del solo 4% come conseguenza del ribasso delle materie prime, sarà pur sempre un traguardo al quale l’Europa può guardare con invidia.

Anche le aree di crisi, pur se permangono in paesi come la Libia o la Somalia, sono in diminuzione mentre lo sviluppo tecnologico ha pochissimi rivali al mondo: 700 milioni sono i cellulari operativi in Africa.

Per questo l’Africa – ha proseguito il Ministro Gentiloni – non è un continente perduto e L’Italia può darle il suo contributo non solo nel campo tecnologico, ma anche in agricoltura e sul piano umanitario, in cui le O.N.G. italiane sono tra le più apprezzate ed attrezzate al mondo.

Da noi sollecitato a proposito della Somalia, il Ministro Gentiloni ha riferito che l’Italia è impegnata, assieme alle istituzioni europee, per confermare la presenza di AMISOM, per sostenere la stabilizzazione anche in vista delle prossime elezioni e per la lotta al terrorismo, osservando che Al Shabab, con le sue azioni sempre più cruente, mostra di essere indebolita nei suoi rapporti con la popolazione.

L’Africa, del resto, come ha affermato la Sig.ra Dlamini-Zuma rispondendo ad una nostra domanda, si propone come un partner dell’Europa a tutti gli effetti per la sua ricchezza di materie prime, per la volontà di munirsi di infrastrutture e per l’impegno verso i diritti umani e la formazione, soprattutto femminile.

Crescita, migrazione, sicurezza sono le parole d’ordine che il Viceministro Mario Giro ci ha indicato per riassumere i rapporti che d’ora in poi si svilupperanno tra l’Italia e l’Africa ed ha aggiunto, rispondendo ad un’altra nostra specifica domanda, che l’Italia è impegnata a finanziare in Somalia una università nazionale somala laica e pluralista in aggiunta alle attività già in corso per la formazione dei quadri militari.

L’Africa è il continente del futuro e il vecchio continente deve agganciarsi, ha affermato il Primo ministro Renzi ed ha concluso che la Conferenza Italia – Africa è un’iniziativa che si muove nel solco delle tradizioni italiane per il sostegno e la cooperazione ai paesi africani e dalla quale non può che derivare del bene, non solo per l’Italia, ma anche per tutta l’Europa. Per dare ulteriore impulso a questa iniziativa – ha proseguito il Premier – occorre adesso coinvolgere il mondo produttivo italiano che, composto in prevalenza da piccoli e medi imprenditori, è tra i più adatti ad interloquire con la popolazione africana.

Avanti, dunque. La strada è quella giusta.






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