Anche il calo del prezzo del petrolio, riferiscono all’Agenzia Fides fonti locali, ha provocato l’abbassamento delle risorse destinate alle emergenze umanitarie da parte del governo della regione autonoma del Kurdistan iracheno. «Un’eventuale impennata improvvisa del flusso di profughi da Mosul renderebbe al momento impossibile assicurare a tutti la stessa precaria accoglienza nelle tende. Inoltre metterebbe a dura prova – riferiscono ancora i volontari – le strutture d’assistenza e accoglienza impegnate nel tentativo di rispondere alle emergenze provocate dalla guerra».
I dati delle Nazioni Unite parlano di quasi 34mila tra uomini, donne e bambini che dall’inizio dell’offensiva di Mosul, il 17 ottobre scorso, hanno lasciato le loro case. Dal 2014, la violenza nell’Iraq centro-settentrionale ha causato la devastazione e lo spostamento di massa di più di 3 milioni di iracheni. Oltre l’80% degli sfollati vive al di fuori dei campi organizzati, ospiti di famiglie di parenti e amici o rifugiati in sistemazioni precarie e di fortuna.
Fonte: romasette. it
Comments are Closed