Oggi si elegge il Presidente della Somalia
Shukri Said – Blog Primavera Africana – Dopo la disfida della 31ma Coppa delle Nazioni Africane 2017, che il Camerun si è aggiudicata per la quinta volta battendo l’Egitto per 2 a 1 l’altro ieri sera, oggi in Somalia si terrà un’altra importante disputa: l’elezione del secondo presidente della Repubblica Federale somala. L’elezione avviene in un clima di grande tensione fino a veder ricomparire schiere armate a sostegno dei rispettivi candidati e non di rado scoppiano sparatorie tra le fazioni tanto che i parlamentari si riuniranno per mpotiovi di sicurezza e trasparenza non più alla Scuola di polizia dove si sono tenute le precedenti elezioni, bensì al Quartier Generale delle Nazioni Unite.
Sono elezioni che avrebbero già dovuto svolgersi a settembre scorso ma una serie di rinvii anche dovuti alla necessaria preventiva elezione dei deputati della Camera Bassa, composta da 275 Deputati, e di quella Alta, composta da 54 Senatori, le ha fatte slittare fino a questo mercoledì. Il sistema istituzionale somalo prevede infatti l’elezione indiretta del Presidente che avviene da parte dei parlamentari e non direttamente dal popolo sebbene poi sia la carica più influente rispetto a quella dello Speaker della Camera Bassa, seconda carica dello Stato, e del Primo Ministro.
L’elezione dei parlamentari ha già fatto parlare molto di sé per la corruzione che l’ha caratterizzata nonostante l’ampliamento della base elettorale che è stata modificata rispetto alla precedente tornata del 2012. Questa volta i 135 Saggi dei clan tradizionali somali hanno eletto 14.024 delegati che, a loro volta, hanno eletto i 275 Deputati nel rispetto della regola “4.5”, cioè un deputato per ciascuno dei quattro grandi clan principali e mezzo per le minoranze. Per il Senato, invece, il sistema elettorale si è basato su collegi regionali.
Gli episodi di corruzione nel corso delle elezioni dei parlamentari hanno suscitato spesso ilarità. Per simulare la competizione democratica, sommamente pretesa dalla Nazioni Unite, c’è chi ha candidato il proprio autista e chi la propria moglie mentre fiumi di denaro circolavano negli hotel dove erano riuniti i comitati elettorali. La provenienza di questa liquidità risale a molti Stati che si contendono l’influenza in Somalia. Oltre alle tradizionali ingerenze di Etiopia e Kenya con scopi territoriali ed economici, sono coinvolte la Turchia, il Sudan, gli Emirati Arabi Uniti, il Qatar, l’Egitto con pretese di espansione della propria visione dell’Islam. Ma sul territorio somalo sono presenti anche truppe dell’Uganda, del Burundi, dell’Etiopia e del Kenya sotto la bandiera dell’AMISOM, la missione dell’ONU per la stabilizzazione del Paese e la lotta alla fazione jihadista di Al Shabab sotto la supervisione degli Stati Uniti d’America. Insomma la Somalia è oggi luogo di scorribande politiche e militari di Paesi terzi che l’ONU, ormai da molto tempo non riesce a gestire come vorrebbe.
Mohamed Abdullahi Mohamed Formaggio
I candidati alla carica di Presidente della Repubblica Federale somala sono rimasti da ieri in 23.
Corrono tra gli altri anche il Presidente uscente Hassan Sheikh Mohamud e l’ex Primo Ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke. Il più popolare dei candidati è tuttavia di gran lunga Mohamed Abdullahi Mohamed detto Farmajo (Formaggio) che è già stato Primo Ministro tra il 2010 e il 2011, quando l’Accordo di Kampala del 9 giugno lo costrinse a dimettersi. In suo favore sfilarono allora democraticamente e pacificamente migliaia di cittadini di Mogadiscio come non si era mai verificato prima. Farmajo costituisce oggi per la popolazione l’unica vera speranza di superare il caos in cui continua a vivere la Somalia, ormai Stato fallito e corrotto per antonomasia.
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