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Nell’Italia senza immigrati 450 mila aziende in meno

LUISA GRION – repubblica.it – Censis: l’integrazione che parte dal basso è un modello che funziona. Senza stranieri rischieremmo il crac demografico, avremmo 2,6 milioni di under 35 in meno e perderemmo 700 mila lavoratori domestici. Confcommercio: le ombre dietro le cifre. De Rita: “Per gli immigrati di seconda generazione il sistema attuale non basterà”

Roma. C’è l’ondata migratoria, ci sono gli sbarchi, la difficoltà e i costi nel gestire di arrivi, ma ci sono anche le imprese che nascono, le famiglie che vanno avanti grazie all’aiuto delle badanti straniere e c’è una  comunità che in qualche modo regge l’urto. Il modello d’integrazione targato Italia tiene – assicura il Censis –  e non riporta i disagi prodotti in altri Paesi,”banlieue” francese in testa. Proprio dagli stranieri arriva una spinta alla economia. E’ vero che il numero complessivo degli ospiti nelle strutture di prima e seconda accoglienza è passato dai 22.118 del 2013 ai 123.038 del 2016, con un aumento del 456 per cento. Ma fra chi arrriva in Italia c’è voglia di fare e una vitalità che  porta a sperimentarsi anche nelle attività di piccola impresa: secondo i dati del primo trimestre del 2016 i titolari d’impresa stranieri sono 449.000, rappresentano il 14 per cento del totale e sono cresciuti del 49 per cento dal 2008 a oggi, mentre nello stesso periodo le imprese guidate da italiani diminuivano dell’11,2. Particolarmente elevata la propensione al commercio e all’edilizia.

Non solo badanti.La perdita dei migranti , nel mercato del lavoro, comporterebbe la  rinunciare a 693.000 lavoratori domestici (il 77 per cento del totale), che integrano con servizi a basso costo e di buona qualità quanto il sistema di welfare pubblico non è più in grado di garantire.  Oltre il 36 per cento di stranieri è occupato in mansioni non qualificate che gli italiani non sarebbero più disposti a  svolgere, ma non solo, il rapporto di dare e avere paga  anche sotto il profilo previdenziale e lascia i cittadini italiani in una posizione di vantaggio: i migranti che percepiscono una pensione in Italia sono 141.000, nemmeno l’1 per cento degli oltre 16 milioni di pensionati italiani. Quelli che beneficiano di altre prestazioni di sostegno del reddito sono 122.000, vale a dire il 4,2 per cento del totale.

Più giovani e con più figli. Senza gli immigrati l’Italia sarebbe un Paese con 2,6 milioni di giovani under 34 in meno. Gli stranieri immigrati sono mediamente più giovani e mostrano una maggiore propensione a fare figli, lo dimostra il fatto che le nascite da almeno un genitore straniero in Italia fanno registrare un costante aumento: più 4 per cento dal 2008 al 2015, a fronte di una riduzione del 15,4 delle nascite da entrambi i genitori italiani; dei 488.000 bambini nati in Italia nel 2015, anno in cui si è avuto il minor numero di nati dall’Unità, solo 387.000 sono nati da entrambi i genitori italiani, mentre 73.000 (il 15 per cento) hanno entrambi i genitori stranieri e 28.000 (quasi il 6) hanno un genitore straniero.

Il territorio. Il Censis parla di una “integrazione  molecolare”, diffusa sul territorio che ha porta oltre 5 milioni di stranieri ( l’8,2 per cento della popolazione complessiva), appartenenti a 197 comunità diverse, a vivere e a risiedere stabilmente nel nostro Paese con minori rischi di etnodisagio rispetto ad altre comunità europee.. Brescia e Milano sono i due comuni italiani con più di 50.000 residenti che presentano la maggiore concentrazione di stranieri, che però in entrambi i casi è pari  al 18,6 per cento della popolazione. Seguono Piacenza, in cui gli stranieri rappresentano il 18,2 dei residenti, e Prato con il 17,9.

Le ombre.  Tutte cifre in positivo dunque ?  Per Mariano Bella, responsabile del Centro studi Confcommercio no. “Guardando dentro ai numeri non possiamo  far finta di credere che al lavoro corrisponda sempre l’integrazione” ha detto intervenendo al convegno del Censis sui modelli di integrazione. “Negli ultimi sette anni, nei centri storici,  il commercio fisso ha perso il 15 per cento, quello ambulante è aumentato del 62. Le microimprese nazionali sono diminuite, quelle gestite da stranieri sono lievitate del 46 per cento,  nel settore del commercio e della ristorazione addirittura del 63 per cento. E’ vero che le italiane non vogliono fare più fare  le badanti, ma paghiamole di più e saranno disposte a farlo: la realtà è che è stato  innescato un meccanismo di prezzi più bassi, qualità più bassa, redditi più bassi che avrà  effetti  sull’economia interna e sull’impoverimento dell’economia”.

Il modello di integrazione. Analisi, quelle mosse dal responsabile del Centro studi Confcommercio,che per Giuseppe De Rita, presidente del Censis, eidenziano  la nuova dimensione del problema. “E’ vero – ha detto – che il modello attuale di integrazione dal basso per la prima generazioni di immigrati ha funzionato. Ma non è detto che il “piccolo”, l’integrazione che parte

dall’accoglienza, possa in futuro bastare. E’ aumentata la dimensione critica del problema, la crisi economica va declinata anche tenendo conto di questa variazione. Questo  è uno dei principali temi sui quali dovremo confrontarci nei prossimi venti anni”.

fonte: http://www.repubblica.it/economia/2016/06/08/news/nell_italia_senza_immigrati_450_mila_aziende_in_meno-141547018/






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