L’immigrazione Utile
L’immigrazione è lo spostamento delle genti in luoghi ritenuti più idonei alla vita. È, essenzialmente, il fallimento della terra natia relativamente alle aspettative che ogni individuo ha dalla propria origine. Le si ricerca altrove. Aspettative positive, come il luogo in cui procurasi da vivere per sé e la propria area famigliare, in progressione e senza grandi sacrifici. Aspettative negative, come luogo in cui sia facile far prevalere il proprio sopruso: la mafia trovò terreno fertile nella cultura, di origine luterana, del consenso e della fiducia verso il prossimo, del Nord America.
Nel mondo, l’immigrazione viene accettata e favorita quando offre vantaggi economici aggiunti a quelli prodotti dagli autoctoni. A patto che non consumi le protezioni sociali costruite dai nativi a loro esclusivo uso, perché sono il risultato della sommatoria del loro lavoro generazionale.
Offrire condizioni di reciprocità tra i paesi degli emigranti e quelli degli ospiti è l’ovvia condizione minima perché questi possano essere benvenuti. Non è mai ammessa la clandestinità.
L’Italia fa eccezione perché pensa che l’immigrazione si trasformi in stanziale e che sia possibile una buona forma d’integrazione, immaginandola a propria somiglianza.
Lo spostamento in nuovi luoghi è diventata una necessità anche per chi avendo acquisito competenze e know how elevato deve trovare dove esercitarli efficientemente.
Il Nord Italia, dalla nascita della Repubblica, è diventato uno dei luoghi di emigrazione preferiti, prima con la colonizzazione dalle aree meridionali del paese, poi dalla immigrazione di nazioni extraeuropee.
Ovviamente si tratta d’immigrazione di gente modesta quella che desta attenzione, quella degli autonomi e ricchi sin dal paese d’origine non sono presi in considerazione perché stimati vantaggiosi da tutti i punti di vista.
Ci sono differenti forme d’immigrazione.
La prima è interna alla nazione ed è spinta dalla volontà di fare del Norditalia una colonia sottomessa alle aree che lo vogliono sfruttare. La prima azione posta in atto dallo Stato italiano fu quella di distruggere la comunità originale. Comunità che traeva dal territorio e dalle tradizioni popolari l’omogeneità che le garantiva il successo evolutivo del cogliere le opportunità che il capitalismo, l’industrializzazione e la democrazia ha offerto per uscire dalla povertà secolare dei luoghi, emancipandola tra le migliori al mondo. Questa volontà distruttiva è il risultato del nazionalismo italiano che tra la spinta emancipatrice e la tradizione di sudditanza, caratteristica principale del meridione d’Italia, preferisce la seconda perché priva di personalità sociale e quindi più governabile dai potentati politici che dello sfruttamento senza scrupolo sono i primi fruitori.
La seconda, esterna ai confini, è l’imperialismo islamico che fa dell’occupazione di luoghi nuovi il motivo bellico per avere ragione sulla cultura e sulla politica del paese aggredito in modo “pacifico”. Solo la stupidità dell’aggredito permette una simile invasione culturalmente satura di aberrante sudditanza e sottomissione.
La terza, sempre esterna, è andare in nuovi luoghi, prendere più che si può e tornare indietro.
Vi sono paesi in cui è possibile ottenere una buona istruzione frequentando scuole private e la popolazione non ancora abituata a ragionare in termini di società moderna dove “costo” significa “valore”. Sceglie di trasferire i famigliari per avere quella che sembra una buona istruzione ma che è preferita solo perché gratuita. La stessa cosa vale per la sanità quando nella loro nazione è un costo insostenibile, quel costo lo si fa pagare agli ospiti; una volta curati tornano a casa. C’è un sottoprodotto a questo modo di agire: si fanno emigrare gli inabili affinché le strutture del paese ospite siano costrette ad assumersi l’onere del loro miglior sostentamento.
Interessante sarà, grazie all’introduzione dello ius soli, constatare l’aumento d’immigrazione lampo delle partorienti da quei paesi dove partorire in strutture affidabili ha un costo superiore al biglietto aereo che ha il passaporto italiano per il neonato compreso nel prezzo: un giorno potrà pretendere i propri diritti di cittadino europeo.
La quarta è l’immigrazione pendolare particolarmente adottata dai paesi ex comunisti dove il socialismo ha costretto le popolazioni a dimenticare o a non poter mai immaginare un benessere progressivo e libero. Si trasferiscono per fare il lavoro da badante poiché lo Stato italiano, per scelta politica, ha obbligato gli anziani a dipendere completamente dai parenti.
Costoro compiono il loro lavoro più o meno bene ma sempre con una buona retribuzione. Usano i servizi sociali gratuitamente, non pagano tasse e poi se ne tornano al paese di provenienza a sperimentare quel che per loro è il benessere, grazie al denaro accumulato.
La mia descrizione vuole essere fotografica e non fornire giudizi di merito, se ce li trovate non tenetene conto.
Quello che voglio far osservare è l’utilità di un certo tipo d’immigrazione nella specificità del Nord Italia.
Innanzitutto chiariamo che l’integrazione razziale, ma il termine va sostituito con “integrazione culturale” (la razza non la possiamo scegliere ma la nostra aderenza culturale sì), non esiste se non pagando profumatamente chi è disposto a fingere di farlo.
L’integrazione non è mai possibile perché non è nella natura dell’uomo conformarsi al nuovo che non gli appartiene geneticamente. Provate a chiedere a persone arrivate infanti in Lombardia da una delle regioni del sud se si sentono lombarde dato che hanno studiato, lavorato e amato esclusivamente in Lombardia e sono tornate nel luogo d’origine più come turisti che come indigeni. Vi risponderanno tutte di no. C’è un legame esistenziale centripeto tra chi ha abbandonato il luogo di nascita per luoghi migliori: non ha alcun legame sentimentale con la terra ospite ed è felice di dirsi orgoglioso di appartenere a luoghi da cui non si sente chiedere nulla.
Nel desiderio d’indipendenza delle popolazioni norditaliane c’è un oggettivo ostacolo prodotto dalla nazione occupante: la colonizzazione. Che sia una anomalia artificiale lo chiarisce l’asimmetria dello spostamento, interamente polarizzato da sud a nord. Questo ha come primo effetto l’assorbimento ogni volontà indipendentista delle popolazioni native per la presenza di cittadini con interessi, economici o sentimentali, con la “nazione” italiana. Anche chi si è unito a partner meridionali, ha lo stesso tipo d’interesse.
Non hanno questo tipo d’interesse gli immigrati extranazionali e neppure chi ha partner di questo genere.
Non hanno interesse a bloccare o a contrastare la legittima richiesta d’indipendenza dall’oppressore. Occupando gli spazi disponibili, questa immigrazione blocca la colonizzazione dannosa, quella che contrasta le aspirazioni delle popolazioni ospiti. Questa immigrazione può aiutare oggettivamente il raggiungimento della liberazione dall’Italia.
Con essa, l’indipendentismo può e deve entrare in simbiosi.
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