L’attivismo degli UAE verso la Somalia
Shukri Said – Blog Primavera Africana – Lo scorso dicembre gli Emirati Arabi Uniti (UAE) avevano raggiunto un accordo venticinquennale con le autorità del Somaliland – regione all’estremo nord della Somalia – per aprire una base militare nel porto di Berbera sul Golfo di Aden, la via di ingresso al Canale di Suez. Questa convenzione si è aggiunta al precedente accordo trentennale stipulato sempre nel 2016 dal Somaliland con la Dubai Ports World per affidare a quest’ultima la gestione esclusiva del traffico internazionale e lo sviluppo commerciale del medesimo porto di Berbera con il fine ultimo di renderlo finalmente anche lo sbocco al mare dell’Etiopia mediante il raddoppio delle infrastrutture e lo sviluppo delle vie di accesso da Addis Abeba alla costa.
Mappa del Somaliland, regione autonoma della Somalia
La disponibilità del Somaliland verso gli Emirati in concorrenza con l’Eritrea – che ha sempre osteggiato l’accesso al mare dell’Etiopia – mira a sollecitare il riconoscimento della sua indipendenza dalla Somalia che la considera invece una propria una regione, sia pure autonoma, con l’appoggio della comunità internazionale.
Contrario all’accordo per la base militare dell’UAE nel Porto di Berbera è Ismail Hurre Buba, capo del partito denominato Wadani (Il Patriota) all’opposizione in Somaliland. Afferma Ismail Hurre Buba che il Somaliland, non essendo indipendente, non avrebbe potuto firmare l’accordo con UAE, ma che sarebbe stato l’ex Primo Ministro somalo Omar Abdirashid Ali Sharmarke ad aver autorizzato il Presidente del Somaliland Silanyo a quella stipula.
Non è la prima volta che Sharmarke viene accusato di “tradimento” dell’integrità territoriale somala. È stato infatti già accusato, quando era Premier del Governo Federale di Transizione sotto la presidenza di Sharif Sheikh Ahmed, di aver sottoscritto con il Kenya un Memorandum of Unserstanding (MOU) il 7 aprile 2009 che accettava la messa in discussione del confine marittimo tra i due Paesi ed in particolare su circa 100mila chilometri quadrati di mare ricchi di idrocarburi: una controversia oggi pendente dinanzi alla Corte di Giustizia de L’Aja.
Questa volta, però, a carico di Sharmarke ci sono accuse precise. L’autorevole agenzia di stampa Caasimada.online riferisce che UAE avrebbe messo a disposizione per la firma dell’accordo 85 milioni di dollari che sarebbero stati ripartiti per 35 milioni a Sharmarke e per 50 milioni all’Amministrazione del Somaliland guidata da Silanyo. Nonostante la gravità della notizia, il Parlamentino regionale del Somaliland ha ratificato in tutta fretta l’accordo e alcuni deputati dell’opposizione che protestavano veementemente sono stati arrestati.
L’ex Premier somalo Omar Abdirashid Ali Sharmarke
L’attivismo degli Emirati sul territorio somalo, sia sul versante commerciale che su quello militare, si estende ora anche al porto di Bosaso in Puntland e al suo aeroporto, recentemente ampliato da interventi sia italiani che cinesi.
L’offensiva diplomatica dell’UAE si spiega col fatto che le migliori prospettive di stabilizzazione della Somalia, anche grazie alla recente elezione di Mohamed A. Mohamed Farmajo alla presidenza della Repubblica Federale che ha compattato i somali, affievoliscono l’importanza dei porti e aeroporti dell’UAE, come Dubai, a favore delle infrastrutture del nord della Somalia che hanno accesso diretto al Canale di Suez, raddoppiato nel 2015 e per questo nodo ancor più nevralgico del commercio marittimo mondiale.
Farmajo è rimasto infastidito dalle iniziative di UAE proprio durante il periodo elettorale della Somalia e dalle trattative emiratine condotte con un governo somalo scaduto da sei mesi. Di tanto si è lamentato con l’alleato di Riad nel suo recentissimo viaggio in Arabia Saudita. Vedremo l’esito della moral suasion di Riad sugli Emirati.
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