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Intervista al Presidente somalo Mohamud

Shukri Said – Blog Primavera Africana – E’ un fiume in piena Hassan Sheikh Mohamud, primo Presidente della Repubblica Federale somala dopo il periodo della transizione che ha posto fine a oltre vent’anni di guerra civile nel paese. Ci tiene a sottolineare che è stato eletto dal Parlamento nel 2012 e non è un capo autoritario. E’ reduce, assieme all’Ambasciatore in Italia Mussa Hassan Abdulle ed all’Ambasciatore per la Somalia Fabrizio Marcelli, dall’incontro di circa un’ora svoltosi venerdì mattina al Quirinale con il Presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella che ha ribadito l’amicizia ed il sostegno dell’Italia alla Somalia.

Il Presidente Mohamud siede adesso sul divano della sua suite all’Hotel Hilton di Roma.

Il saluto tra il Presidente Mohamud ed il Presidente Mattarella

Il saluto tra il Presidente Mohamud ed il Presidente Mattarella

Affronta subito il problema che più lo angoscia in questo momento: la mozione diimpeachment promossa a suo carico da novantatré parlamentari per corruzione e violazione della Costituzione e non c’è bisogno di fargli domande: è un lettore assiduo di questa rubrica che non gli ha mai fatto sconti e sa benissimo cosa vogliamo sapere da lui su questo argomento.

Critica i parlamentari che non fanno niente: rimandano sempre e colgono ogni cavillo per rimandare le discussioni. Non hanno volontà di fare le nuove leggi di cui il paese ha bisogno. Li accusa di essere legati alle lobby che non vogliono cambiare. Un esempio è la legge sull’informazione che non è mai stata varata sebbene il governo l’avesse presentata. Secondo Mohamud, la mozione di sfiducia nei suoi confronti è in realtà uno stratagemma per avere una proroga del Parlamento di due anni.

L’ansia del Presidente Mohamud deriva dagli ultimi sviluppi della mozione di impeachment. Proprio la vigilia della sua partenza per l’Italia, il Presidente del Parlamento somalo Mohamed Sheikh Osman Jawari l’ha rimessa per un parere alla Corte Suprema integrata per l’occasione da quattro giuristi designati dal Parlamento.

D.: Lei che ha promosso le mozioni di sfiducia in Parlamento contro due Primi Ministri – Shirdon e Abdiweli – e le ha viste accolte, perché teme di affrontare in aula la mozione proposta contro di Lei? Non si fida più della sua maggioranza?

R.: Io ritengo di avere ancora la maggioranza in Parlamento. E’ stata la presidenza del Parlamento a rimettere la mozione dinanzi alla Corte Suprema.

D.: Lei è d’accordo sul comportamento dell’Etiopia che disinvoltamente continua ad ingerirsi delle vicende somale, come ad esempio recentemente nella questione del governatore della Regione di Gedo nel Jubaland?

R.: No. Non sono d’accordo. Abbiamo protestato con l’Etiopia che si è formalmente scusata.

D.: Lei viene accusato di aver volontariamente ritardato le riforme della road map per non arrivare alle elezioni a suffragio universale del 2016. E’ vero?

R.: La situazione del Paese e tutte le sue attuali problematiche non permettono ancora di fare le elezioni a suffragio universale, ma certamente nel 2016 non torneremo ai 500 saggi che hanno selezionato gli attuali parlamentari.

D.: E allora come verranno rinnovate le istituzioni nel 2016?

R.: Studieremo tre o quattro opzioni di qui a gennaio e gli ultimi otto mesi ci concentreremo per l’attuazione di quella che verrà scelta. Una di queste opzioni potrebbe prevedere che ogni regione o distretto proponga un certo numero di parlamentari.

D.: A che punto siete con la guerra al terrorismo?

R.: Abbiamo fatto molto, ma c’è ancora molto da fare. Abbiamo incontrato gravissime problematiche di natura logistica ed economica per fare certi passi tenendo presente che dobbiamo contare solo sulle nostre risorse. Ad esempio AMISOM chiede che nei combattimenti in prima linea ci siano i militari somali, ma loro soccorrevano solo i loro feriti e non i nostri. Ci siamo lamentati con l’ONU e adesso anche i nostri caduti vengono raccolti dai mezzi AMISOM. Non abbiamo le infrastrutture sicure ed i collegamenti stradali per far viaggiare attraverso il Paese i giovani reclutati. Avevamo selezionato 120 militari da far addestrare agli americani, ma non riuscivamo a prelevarli per concentrarli presso il campo prescelto. Così gli americani hanno dovuto impiegare i loro aerei per raccoglierli. In queste condizioni ci vogliono molte risorse e tempo per formare un esercito in grado di contrastare efficacemente gli Al Shabab.

D.: Ultimamente c’è stato un attentato terroristico alla sede dei militari somali a Kismayo. Come è potuto accadere?

R.: L’attentato c’è stato proprio perché non esisteva una caserma, bensì un semplice accampamento di tende. In Somalia non ci sono più caserme. Quelle che c’erano sono state distrutte durante la guerra civile. Solo di recente abbiamo ricostruito due caserme a Mogadiscio.

D.: Che cosa è stato effettivamente realizzato in questi tre anni di amministrazione federale dell’ambizioso programma che aveva annunciato al momento dell’elezione?

R.: Abbiamo fatto molto. Quando sono stato eletto, a Mogadiscio c’erano sbarramenti tra un quartiere e l’altro organizzati da bande armate che esercitavano il racket ciascuno nella sua area. C’erano anche militari che circolavano armati in città. Tutto questo adesso non c’è più e Mogadiscio è assai più sicura. Inoltre prima si parlava di politica solo a Mogadiscio mentre adesso in ogni angolo del paese se ne parla. Ci sono nuove amministrazioni che sono nate nel Galmudug, a Boidoa, nel Jubaland. Insomma le amministrazioni regionali si stanno organizzando e daranno vita al federalismo.

D.: A questo proposito il Governo Federale aveva nominato un Governatore nella Regione di Gedo appartenente all’Amministrazione del Jubaland il cui Presidente Ahmed Madobe, con l’appoggio dell’Etiopia, l’ha sostituito con un altro Governatore di sua scelta nonostante le contestazioni delle comunità locali. Il Governo Federale insiste sul proprio designato. Come finirà questa partita?

R.: Bisognerà trovare una soluzione. Se il territorio non accetterà l’esponente scelto da Ahmed Madobe, alla fine si dovrà scegliere un terzo candidato sul quale tutti possano convergere.

 

Contenzioso Somalia Kenya

Mappa del contenzioso sui confini marittimi tra Somalia e Kenya

La visita del Presidente somalo Mohamud si è conclusa questa mattina con un incontro con l’On.le Pier Ferdinando Casini, Presidente della Commissione Affari Esteri del Senato. Il Presidente Mohamud, tra gli altri argomenti trattati, ha espresso il disappunto della Somalia per il proseguire, da parte dell’ENI, delle attività di ricerca di gas e petrolio dietro concessione del Kenya in un’area marina rivendicata dalla Somalia con un contenzioso attualmente pendente dinanzi alla Corte di giustizia internazionale, tanto da convincere altri paesi, come gli USA o la Norvegia, a ritirarsi dai campi loro assegnati illegittimamente dal Kenya.



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