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Intervista a Pittella: per Junker Dublino è superato

Shukri Said – Blog Primavera Africana – Gianni Pittella, classe 1958, è nato a Lauria in provincia di Potenza ed è attualmente Presidente del gruppo socialista e democratico all’Europarlamento (S&D). Laureato in medicina e chirurgia nel 1985, riveste incarichi politici dall’età di 21 anni. Nel Parlamento italiano dal 1996 e nel Parlamento europeo dal 1999 è da sempre nell’area socialdemocratica. Un politico di lungo corso, una delle voci più autorevoli dell’unione europea che dichiara in questa intervista con chiarezza e fermezza i valori nei quali crede da sempre anche a favore dell’accoglienza e dell’integrazione.

D. L’immigrazione ha fatto irruzione nel Mediterraneo in questi ultimi anni. Cosa si può fare affinché questo fenomeno che spaventa possa diventare un’opportunità?

R. Io penso che bisogna dire la verità. Non è un fenomeno risolvibile in pochi anni. Questo flusso migratorio è conseguenza del processo di compensazione dei sempre più profondi divari tra il nord e il sud del mondo. I flussi dall’Africa vengono dalla guerra, dalla disuguaglianza, dalla povertà e dalla violenza. Loro, gli africani, si rivolgono a noi e noi non possiamo far finta di niente. Sono persone in carne e ossa come noi. Non possiamo rispondere girando la testa dall’altra parte. Non possiamo smarrire il principio fondamentale su cui noi siamo nati come Europa e cioè il principio della solidarietà.

D.  In questa Europa dell’austerità e delle forze xenofobe che alzano i muri alle frontiere, come si può coniugare la solidarietà, l’eguaglianza e i diritti umani con le esigenze di sicurezza dell’Europa?

R. Bisogna cambiare questa Europa di austerità e di muri, di egoismi e di nazionalismi. Questa non è un’Europa che soddisfi i cittadini. Un’Europa che si chiude in se stessa non dà risposte alle sfide durissime che l’attraversano. Il gruppo parlamentare dei socialisti e democratici sta portando avanti proprio questa battaglia: modificare le politiche economiche europee nel senso di dare maggiore attenzione e maggior sostegno agli investimenti, alla ripresa ed alla creazione dei posti di lavoro con una politica per l’accoglienza e la solidarietà verso i migranti e i profughi che possa essere compatibile con il senso di sicurezza dei cittadini europei. Non c’è incompatibilità tra sicurezza dei cittadini e accoglienza.

D. Rispetto all’immigrazione sembra che l’Europa applichi due pesi e due misure tra i tre miliardi alla Turchia per arginare l’immigrazione dalla Siria – che rientrano nella flessibilità – e le spese di Italia e Grecia per fronteggiare l’immigrazione ai loro confini che si vogliono dentro il patto di stabilità. Si possono ancora conciliare queste due posizioni?

R. La mia posizione è molto chiara. È giusto togliere dal patto di stabilità i fondi per il progetto della Turchia a favore, e sottolineo a favore, dei profughi – non a favore delle autorità turche – ma è altrettanto giusto che vengano tolti dal patto di stabilità gli sforzi finanziari che Italia e Grecia hanno sostenuto in questi anni per l’accoglienza dei migranti e per l’opera di salvataggio delle vite in mare. Si tratta di spese che devono essere tolte dal patto di stabilità. Non ci possono essere due standard a fronte del medesimo problema. Le regole devono valere per tutti.

D. Pensa di ottenere questo risultato?

R. Io penso di si perché è una cosa giusta e sacrosanta. Non chiediamo nessun favore e nessuna cortesia. Chiediamo che lo stesso sistema che si attua per il sostegno ai progetti relativi ai siriani in Turchia possa essere adottato per l’impegno di Italia e Grecia nel salvataggio di vite umane e per l’accoglienza.

D. Angela Merkel, l’estate scorsa, ha infranto per i siriani il Trattato di Dublino secondo cui l’immigrato rimane nel primo paese di approdo e dove le impronte digitali vengono inizialmente schedate. I migranti che attraversano il Mediterraneo, però, non vogliono rimanere in Italia e vogliono raggiungere il Nord Europa o l’Inghilterra. È possibile realizzare un asilo unico europeo, visto che abbiamo già una moneta unica?

R. Tutti a parole hanno detto che il Trattato di Dublino è superato. In effetti è abbondantemente superato, sommerso dal suo fallimento. Il Trattato conteneva una norma assurda e inaccettabile che purtroppo, però, è rimasta in vigore e che scarica sui paesi di primo arrivo il peso di sorveglianza e accoglienza degli immigrati. Ora abbiamo avuto l’impegno da Junker, dal Presidente della Commissione europea, per la presentazione in primavera di proposte legislative per una politica europea dell’asilo. Staremo a vedere.

Gianni Pittella ed il Presidente della Commissione Europea Junker

Gianni Pittella ed il Presidente della Commissione Europea Junker

D. Un asilo unitario? Potrà parlarsene già a marzo?

R. Parliamo di Primavera. Non ho l’orologio in mano. A me interessa che la promessa venga mantenuta. Sarò vigile affinché Junker mantenga la promessa.

D. Le vecchie inimicizie si stanno affievolendo davanti ad un comune nemico. Tra i vecchi nemici e attuali amici possiamo mettere anche la Russia di Vladimir Putin e l’Iran di Rouhani?

R. Io dico una cosa molto semplice. Che oggi c’è un nemico numero uno che è il peggior nemico dell’umanità ed è l’Isis. Per cui i nemici di ieri devono diventare gli amici di oggi per combattere l’Isis. Ho chiesto che si vari una coalizione internazionale formata da paesi diversi e contrapposti sino all’altro giorno come la Russia, gli Stati arabi del Golfo, come la Turchia, l’Unione Europea, L’America, la Cina, l’Iran … perché oggi c’è la priorità assoluta di sconfiggere l’Isis, impedire lo sviluppo di questa idea folle del grande califfato che si sta costruendo ed espandendo. È una minaccia gravissima a tutta l’umanità.

D. L’Isis non è solo in Medio Oriente ma è anche in Africa.

R. Non c’è differenza tra Boko Haram e Isis. È terrorismo della stessa matrice che semina morte, violenze e atti sanguinari in tantissime parti dell’Africa. Come anche gli Al Shabab in Somalia.

D. Come volete risolvere in Siria il problema di Bashar al Assad?

R. In Siria c’è bisogno di una coalizione interazionale che innanzi tutto determini la fine dell’Isis e ovviamente bisogna fare un accordo con Assad che preveda una sua uscita di scena d’intesa con la coalizione internazionale.

D. Torniamo all’immigrazione. Il fenomeno può danneggiare o favorire il problema del Mezzogiorno in Italia?

R. Il Mediterraneo è determinante per il Mezzogiorno d’Italia. Se i Paesi del Mediterraneo dirimpettai dell’Italia sono in completo dissolvimento, in anarchia e in deficit di statualità, questo si riversa negativamente sulla possibilità di una cooperazione euromediterranea. Da questo punto di vista è essenziale il rapporto tra ciò che riusciremo a fare per stabilizzare il Mediterraneo e la capacità del Mezzogiorno d’Italia di creare nuove sinergie.

D. In questi giorni stai percorrendo l’Italia per presentare il tuo ultimo libro “Scusate il ritardo” con una prefazione del Premier Matteo Renzi. Questo ritardo economico e sociale che affligge il Mezzogiorno d’Italia si può colmare? E in quanto tempo?

R. Si deve colmare. Attraverso politiche che puntino su progetti concreti. Nel libro che abbiamo scritto con Amedeo Lepore abbiamo ipotizzato undici progetti che vanno dall’energia alla cultura, alla gestione dei beni confiscati alle mafie, al turismo, al paesaggio, all’ambiente, all’urbanistica, all’agenda digitale. Ci sono progetti e idee concrete che si possono mettere in pratica per cambiare il Mezzogiorno e ci sono anche le risorse finanziarie per realizzarli che vengono dall’Europa a cui si aggiungono i fondi nazionali. C’è il master plan che è in via di presentazione da parte del governo. Ci sono tutte le condizioni per realizzarli. Ma ci serve una chiara e forte volontà politica e serve anche, da parte di tutti i governatori delle regioni del sud, il forte desiderio di lavorare insieme. Se ognuno che governa una regione pensa per sé senza darsi la mano con i presidenti delle altre regioni, i progetti multiregionali di questo tipo non credo che potranno realizzarsi. Sarà difficile. Non si potrà avere la forza necessaria. Io confido che ci possa essere nei prossimi anni la capacità e l’intelligenza di usare la straordinaria opportunità che viviamo in questo periodo. Abbiamo i governatori del sud che sono del Partito Democratico. Abbiamo un leader, Matteo Renzi, del Partito Democratico che guida anche il governo del Paese; abbiamo una forte rappresentanza in Europa. Se non riuscissimo in questa situazione a fare squadra e a evitare che l’apporto dei fondi venga destinato alle clientele e non allo sviluppo, saremmo degli irresponsabili.



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