Immigrazione: una tragedia (non solo) greca
ilgiornaleditalia.org – La Germania destina 10 milioni di euro per il programma di rimpatri dei suoi “migranti”, in Francia ancora tensione a Calais
Il sistema è al collasso. La frase è continuamente ripetuta in ogni angolo degli stessi palazzi europei, dove ormai non si fa più mistero della verità sul flusso dei migranti che assedia il vecchio continente: non è in alcuna maniera assimilabile e finirà per travolgere l’idea di Europa così come maturata negli ultimi trent’anni. In effetti, il paradigma si trova tutto nelle frizioni di questi giorni tra Austria e Grecia. Si parla di due nazioni importanti, basta pensare alle capitali, Atene e Vienna, e a quanto hanno dato alla storia non già europea, ma della stessa umanità. Eppure a nord delle Alpi ci si adopera per far sì che i migranti restino in Grecia e al di là dello Ionio si risponde richiamando l’ambasciatore e, notizia di ieri, rifiutando una richiesta di visita del ministro dell’Interno austriaco, Johanna Mikl-Leitner, che voleva andare a spiegare agli ellenici le posizioni del proprio governo.
Tuttavia è proprio la Grecia a pagare l’estrema rilassatezza con la quale si è fatta invadere dai profughi provenienti dalla Turchia. Tanto che alle scene di disperazione dei greci ridotti alla fame dall’austerity vanno ad aggiungersi, in pieno centro ad Atene, quelle degli stranieri: ieri due pakistani hanno cercato di impiccarsi ad un albero per protestate contro il blocco degli altri paesi, Ue e non (in particolare la Macedonia), mentre il numero dei richiedenti asilo per il solo 2016 è già salito oltre i centomila. Ma non va bene altrove: in Francia continua ad esempio il braccio di ferro sulla “giungla” di Calais, dalla quale i migranti (anche ora che lo sgombero della parte sud è stato sbloccato dalle autorità giudiziarie) non vogliono muoversi, preferendo restare accampati in situazioni igieniche e sociali pericolose per poter continuare a dare l’assalto ai tir diretti in Gran Bretagna.
La situazione è tale che comincia a preoccuparsi persino la Russia: secondo Konstantin Romodanovsky, capo del Servizio immigrazione, “potrebbe verificarsi un aumento nel numero dei rifugiati dai paesi del Nord Africa, Medio Oriente e Asia Centrale verso la Russia, sia come paese di destinazione sia come paese di transito verso l’Europa”, che “non sta gestendo la crisi dei migranti” a causa di “un sistema di generose prestazioni sociali ai rifugiati senza la loro integrazione nel mercato del lavoro e della pratica del ricongiungimento familiare, senza tener conto che anche queste persone pretendono la garanzia della realizzazione dei propri diritti”. Romodanovsky ha poi avvertito che a causa del flusso di profughi e del peggioramento della situazione socio-economia nel Vecchio continente, gli stessi europei potrebbero iniziare ad emigrare. “Già ora questo processo è al culmine nei Paesi Bassi, in Germania e Francia – ha spiegato – Per ora vanno in Canada, Australia e Nuova Zelanda, in futuro non è escluso che arrivino anche in Russia”. Gli immigrati nuovi padroni di nazioni svuotate dei propri figli: un fenomeno che l’Italia conosce già, una realtà che ora comincia a far paura anche altrove, in Germania ad esempio, dove il governo ha rimpolpato con oltre dieci milioni di euro il fondo per il rimpatrio: sostanzialmente, trova un lavoro a casa sua a chi (afghano, iracheno o africano) voglia liberare il sistema sociale tedesco dal suo peso.
La verità è che mancano dieci giorni al summit straordinario con la Turchia (i dieci giorni al collasso richiamati proprio dal commissario europeo all’immigrazione Avramopoulos, guarda caso un greco, l’altro ieri sera) e non c’è alcun piano concreto per far fronte all’emergenza. A meno che il piano sia proprio quello di fare un’area Schengen più stretta sfruttando la barriera delle Alpi. L’Italia è avvertita: la Grecia, non solo politicamente, dietro l’angolo…
robert vignola
fonte: http://www.ilgiornaleditalia.org/news/primopiano/874807/Immigrazione–una-tragedia–non.html
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