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IMMIGRAZIONE / RAPPORTO SULLA PROTEZIONE INTERNAZIONALE, OGNI MINUTO 24 PERSONE FUGGONO DALLE LORO CASE

immezcla.it – Analizza numeri e dati, e racconta il lungo viaggio dei migranti in fuga da conflitti, dittature e povertà. Segnala criticità del sistema italiano e mette in luce le sofferenze di chi affronta la migrazione. E’ il terzo Rapporto sulla Protezione Internazionale in Italia, voluta da Fondazione Migrantes, Anci, Caritas Italiana, Cittalia e Servizio Centrale dello Sprar, in collaborazione con Unhcr, presentato oggi a Roma.

Il rapporto fa il punto sul fenomeno dei migranti forzati nel mondo e su quello dei richiedenti protezione internazionale in Italia e in Europa: nel 2015 nel mondo sono state costrette a fuggire dalle loro case circa 34 mila persone al giorno: in media 24 persone al minuto. Fuggono dalle guerre ma anche da disuguaglianze economiche e nell’accesso al cibo e all’acqua, dal land grabbing (la sottrazione di terreni produttivi nei paesi più poveri) e dall’instabilità creata dagli attentati terroristici, sottolineano gli osservatori.

Sono 65,3 milioni i migranti forzati nel mondo, di cui 21,3 milioni di rifugiati, 40,8 milioni di sfollati interni e 3,2 milioni di richiedenti asilo. La Turchia si conferma il Paese che ospita il maggior numero di rifugiati con 2,5 milioni di persone accolte, rispetto agli 1,6 milioni dello scorso anno; la Siria è il primo paese di origine con 4,9 milioni di rifugiati.

I morti in mare

Alla fine di ottobre 2016 si contano 4.899 persone che hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere l’Europa, di queste 3.654 nel Mar Mediterraneo

In Europa, nel 2015, sono state presentate 1.393.350 domande di protezione internazionale: un valore più che raddoppiato rispetto all’anno precedente. La Germania, con 476.620 domande presentate (pari al 36% delle istanze in UE) si conferma il primo paese per richieste di protezione internazionale, seguita da Ungheria, Svezia, Austria e Italia. Questi primi cinque paesi raccolgono il 74,8% delle domande presentate nell’Unione Europea.

Alla fine di ottobre 2016 sono arrivate in Italia 159.432 persone (+13% rispetto all’anno precedente), fra cui 19.429 minori non accompagnati (12,1%); alla stessa data in Italia 171.938 persone accolte in diverse strutture di accoglienza (Cara, Cda, Cpsa, Cas, Sprar).

Cure psichiatriche dopo un viaggio lungo e duro per i migranti

E’ cambiato il percorso migratorio dei nuovi arrivati e si è fatto più duro e più lungo. Gli operatori e le organizzazioni da tempo incrociano situazioni difficili e osservato cambiamenti. Hanno visto crescere il numero di assistiti  “con basso livello di istruzione, spesso analfabeti, e con storie non solo di psicotraumatologia ma anche di emarginazione sociale precedente la migrazione”. Il Servizio di Etnopsichiatria dell’Ospedale Niguarda di Milano, ad esempio, ha registrato un incremento netto di primi contatti di pazienti stranieri negli ultimi 6 anni, che sono quasi raddoppiati, e i ricoveri di pazienti stranieri nello stesso ospedale sono passati, nello stesso periodo, dal 21% al 31% del totale. Il Servizio Ferite Invisibili della Caritas di Roma segnala un netto incremento del numero di sedute di terapia erogate a ciascun paziente, determinato con la maggior gravità e complessità delle patologie presentate dai soggetti presi in carico. Medici Senza Frontiere, che ha condotto nel 2016 un’indagine qualitativa con un campione di operatori sociali e psichiatrici in Italia, segnala che “dalle interviste effettuate sia con il privato sociale con lunga esperienza di trattamento di psicopatologie tra i migranti, sia di psichiatri operanti in strutture pubbliche, è emersa una diversa tipologia del migrante attuale che spesso si presenta con un substrato psichico già compromesso”.

“I primi indicatori sembrano suggerirci che la richiesta di cure psichiatriche da parte di questa utenza sia effettivamente in aumento, anche se le caratteristiche qualitative del fenomeno appaiono ancora nebulose. – sottolinea il rapporto – I fattori riconosciuti come in grado di aumentare il rischio di sofferenza psichica tra gli immigrati sembrano tuttavia essere in crescita, secondo quanto è possibile sapere sui nuovi flussi in entrata nel paese”.

.immezcla.it“Nonostante la presenza di strutture dedicate di alto livello (la stessa rete Sprar comprende progetti specifici) – ricorda il rapporto -, di fronte ad una crescente domanda di assistenza psichiatrica, la risposta dei servizi italiani appare difficoltosa sia per la forte pressione cui sono stati sottoposti in modo relativamente inaspettato, sia per la necessità di sviluppare competenze cliniche e fornire soluzioni organizzative nuove, ad esempio introducendo traduttori di lingue locali poco diffuse”. Ma per quanto la situazione possa apparire complessa, “tali difficoltà – secondo gli osservatori – possono rivelarsi un’opportunità preziosa per promuovere la crescita e la maturazione complessiva di tutti i servizi assistenziali e sanitari coinvolti, con potenziali ricadute positive su tutto il sistema”.

Dopo anni di viaggio arriva il diniego della Protezione internazionale

Crescono i dinieghi alle domande di protezione internazionale nel nostro paese: nel 2015 su oltre 71mila richieste esaminate dalle commissioni territoriali a 13.780 è stata riconosciuta una forma di protezione (19,4 dei casi contro il 32 per cento del 2014). In particolare, solo a 3.555 persone è stato riconosciuto lo status di rifugiato (5 per cento contro il 10 per cento dell’anno precedente) mentre la protezione sussidiaria è stata accordata a 10.225 richiedenti (14 per cento contro il 22 del 2014). In tutto, sommando anche le oltre 15mila domande a cui è stato riconosciuto un permesso di soggiorno umanitario (22 per cento contro 28 per cento 2014) si arriva un esito positivo delle domande del 41 per cento, in netta diminuzione rispetto al 60 per cento del 2015. Un dato che peggiora nei primi sei mesi del 2016: su quasi 50mila domande esaminate solo al 36,1 per cento dei richiedenti è riconosciuto uno status (4,7 per cento rifugiati, 13,1 per cento prot18 protezione sussidiaria e 18,3 per cento umanitaria).

“Dobbiamo trovare un modo di tutelare queste persone che rischiano di restare fuori dall’accoglienza e di finire in un percorso di illegalità e sfruttamento”, afferma Giancarlo Perego, presidente della fondazione Migrantes, e rilancia una proposta avanzata più volte da Migrantes, è cioè quella di concedere a tutti un permesso umanitario di un anno “per permettere a tutti di iniziare un percorso nella legalità”. E sull’aumento delle domande respinte aggiunge: “la nostra preoccupazione è che si stiano valutando le domande secondo la logica del Paese sicuro. Invece, non va preso in considerazione solo il paese di partenza ma anche tutta la storia del migrante: pensiamo al viaggio, per esempio, che dura anche due o tre anni, con fermate in paesi come la Libia dove si subiscono ogni sorta di abusi. Bisogna che le commissioni territoriali siano formate adeguatamente per valutare le richieste a 360 gradi”. Per Perego inoltre, bisogna rilanciare i progetti di arrivi legali, come i corridoi umanitari.

Anche per il sottosegretario agli Interni Domenico Manzione l’idea che vengano ampliati i canali umanitari di ingresso, attraverso il rilascio di visti da chiedere alle ambasciate è centrale. E sull’aumento dei dinieghi ammette una situazione a macchia di leopardo con alcune sedi territoriali che danno risposte a maggioranza positive e altre a maggioranza negative. “Ad oggi non abbiamo una sistemazione statistica adeguata sul funzionamento delle commissioni – spiega – ci stiamo lavorando. Inoltre stiamo cercando di rafforzare alcuni progetti come i rimpatri volontari assistiti”. Per Manzione vanno “costruiti ponti e non muri – aggiunge – è quello che stiamo tentando di fare in Niger, ma va detto che se creiamo vie legali saremo più rigidi sulle vie illegali perché non possono coesistere”.

Il rapporto mette in evidenza anche l’aumento delle persone in accoglienza, 171mila in tutto a ottobre 2016. La stragrande maggioranza è accolto in Cas, strutture per l’accoglienza straordinaria che in tre anni sono aumentate del 300 per cento. Per Veronica Nicotra, segretario generale dell’Anci, la situazione potrà migliorare in futuro grazie anche alla direttiva del ministero dell’Interno “che ha accolto alcune nostre richieste- spiega – in particolare la clausola di salvaguardia che avevamo richiesto e che prevede nei Comuni che aderiscono allo Sprar di evitare l’arrivo di altre persone e addensamenti solo in alcune zone”.

Ad oggi, però gli enti locali che aderiscono allo Sprar sono ancora pochi: 674 in tutto i progetti avviati nel 2016 da 574 enti locali, che prevedono circa 27 mila posti in accoglienza. “Se tutti gli 8000 comuni italiani aderissero – aggiunge Matteo Biffoni, responsabile immigrazione dell’Anci – avremmo circa 22 migranti in ogni territorio”.

fonte: http://www.immezcla.it/inchieste-immigrazione/cittadinanza/item/1466-immigrazione-rapporto-sulla-protezione-internazionale,-ogni-minuto-24-persone-fuggono-dalle-loro-case.html






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