Immigrazione, no alla reclusione prima del rimpatrio
di Francesca Milano – ilsole24ore.com – La Corte di Giustizia europea boccia la prassi di alcuni Stati di recludere gli immigrati prima di rimpatriarli. La «direttiva rimpatri», infatti, non prevede che un cittadino di un Paese non Ue, prima di essere sottoposto alla procedura di rimpatrio, possa essere recluso per il solo motivo del suo ingresso irregolare nel territorio di uno Stato europeo attraverso una frontiera interna dello spazio Schengen.
Il chiarimento arriva con la sentenza nella causa C-47/15 relativa a una donna di nazionalità ghanese che era stata fermata dalla polizia francese al punto di ingresso del tunnel sotto la Manica, mentre si trovava a bordo di un autobus proveniente da Gand (Belgio) e diretto a Londra (Regno Unito). La donna era stata sottoposta, in un primo tempo, a fermo di polizia per ingresso irregolare nel territorio francese, poi le autorità francesi avevano chiesto al Belgio di riammetterla nel suo territorio.
La direttiva consente, invece, la reclusione di un extracomunitario nel caso in cui egli sia stato precedentemente sottoposto al rimpatrio volontario ma nonostante questo continui a soggiornare in modo irregolare nel territorio dello Stato membro senza giustificato motivo.
In assenza di partenza volontaria, la direttiva obbliga gli Stati membri a procedere all’allontanamento forzato attraverso misure «il meno possibile coercitive». Solo quando l’allontanamento rischia di essere compromesso, lo Stato membro può ricorrere al trattenimento dello straniero per una durata che non può in nessun caso superare i 18 mesi.
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