Davanti al mare forza 8 e alle onde alte come palazzi molti non volevano imbarcarsi. Ma la prudenza e il buonsenso non fanno certo parte delle regole del traffico di esseri umani nel Mediterraneo. I migranti raccolti su una spiaggia vicino a Tripoli sono stati quindi spinti, sotto la minaccia delle armi, a salire su quattro gommoni per affrontare una traversata impossibile che si è trasformata in una nuova immane tragedia. Alla fine si contano circa 330 vittime: 29 cadaveri di migranti assiderati e più di 300 dispersi, tra cui tanti bambini. Solo 85 si sono salvati. Il pesante costo umano dell’ultima strage nel Canale di Sicilia è molto vicino a quello della tragedia di Lampedusa del 3 ottobre 2013 quando i morti furono 366. Si poteva evitare? Sull’eco del drammatico racconto dei superstiti il sistema dei soccorsi è già finito sotto accusa. E’ stato papa Francesco, che tra i suoi primi gesti simbolici aveva scelto proprio una visita a Lampedusa, ad invitare alla preghiera per “incoraggiare nuovamente alla solidarietà, affinché a nessuno manchi il necessario soccorso”. Mentre il presidente della Repubblica Sergio Mattarella si dice “colpito dalla nuova immane tragedia” ed esprime “apprezzamento per l’opera dei soccorritori che ha permesso di salvare molte vite”.
La nuova strage di migranti rinfocola anche le polemiche sulla fine dell’operazione Mare Nostrum, anche se il premier Matteo Renzi invita a “non strumentalizzare i morti” rivolgendosi a chi nel dibattito politico “non guarda la realtà ma solo le proprie posizioni ideologiche”. La presidente della Camera Laura Boldrini, per anni portavoce dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati, rilancia: “Non si può non prendere atto che l’operazione Triton è inadeguata. L’Europa deve dotarsi di un sistema di monitoraggio e salvataggio ben più efficace di quello ora in vigore. Altrimenti ogni espressione di dolore per le tragedie avrà il segno dell’ipocrisia”. E Pietro Grasso, presidente del Senato, aggiunge: “Siamo chiamati, come cittadini europei, a rispondere non a un tribunale ma alla nostra coscienza per ciascuna delle vittime del Mediterraneo”. Venivano tutti dal Mali, dal Senegal e dai paesi dell’Africa sud-sahariana. In 460 si sono ritrovati in un campo di raccolta, molto più simile a un campo di concentramento, sulla costa libica. Sabato pomeriggio 430 tra cui donne e bambini sono stati prelevati e portati su un molo. Le condizioni del mare erano pessime tanto che molti hanno cercato di convincere i trafficanti a rinviare la partenza. Ma sotto la minaccia delle armi sono stati sbrigativamente ridotti al silenzio e ammassati su quattro gommoni da 40 cavalli con 10 taniche di carburante. “Il tempo migliorerà” dicevano i trafficanti. Uno dopo l’altro i gommoni hanno preso il largo ma a poche miglia dalla costa due delle imbarcazioni, sollevate da onde alte 9 metri, hanno cominciato a imbarcare acqua prima di affondare.
A bordo c’erano anche alcuni bambini. Dopo l’Sos lanciato con un satellitare sono scattate le operazioni di soccorso, alle quali hanno partecipato quattro mercantili, due motovedette della Guardia Costiera e due aerei militari. In condizioni disperate, e con il rischio della vita, sono stati recuperati i 105 che erano a bordo del primo gommone, ma 29 sono subito morti di freddo. Negli altri due gommoni, che trasportavano 212 persone, solo 9 sono stati raccolti mentre annaspavano tra le onde. Del quarto non c’era più traccia. Tutti sono stati portati a Lampedusa (e i 29 morti trasferiti poi a Porto Empedocle). Agli operatori umanitari hanno raccontato storie di vite disperate, come quelle di un ragazzo ivoriano di 12 anni che da solo aveva affrontato un terribile viaggio per cercare miglior fortuna in Europa. La sua testimonianza e quelle degli altri superstiti, che hanno pagato da 650 a 800 dollari ciascuno, sono finite agli atti del fascicolo aperto dalla Procura di Agrigento che aveva già avviato un’inchiesta per omicidio colposo.
Renzi, problema non M.Nostrum ma Libia – “Il problema non è Mare Nostrum o Triton, si può chiedere all’ Europa di fare di più e domani lo farò, ma il punto politico è risolvere il problema in Libia, dove la situazione è fuori controllo”. Così Matteo Renzi, dopo l’ennesima strage dell’immigrazione. Ed il capo dello Stato, Sergio Mattarella, si è detto “colpito dalla nuova immane tragedia umanitaria avvenuta in acque internazionali” ed ha espresso “apprezzamento per l’opera dei soccorritori che ha permesso di salvare molte vite”. Infuria, come sempre avviene in questi casi, la polemica politica. Da sinistra si chiede il ritorno a Mare Nostrum. L’ex premier Enrico Letta oggi è uscito dal suo silenzio per chiedere di “ripristinare Mare Nostrum. Che gli altri paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no”. La presidente della Camera, Laura Boldrini, ha definito “inadeguata” Triton e ha invitato l’Europa a “dotarsi di un sistema di monitoraggio e salvataggio ben più efficace di quello ora in vigore. Altrimenti ogni espressione di dolore per le tragedie avrà il segno dell’ipocrisia”. Da destra si attacca il Governo e si spara contro l’ipotesi di tornare all’operazione italiana. Massimiliano Fedriga (Lega Nord) chiede le dimissioni di Renzi ed Alfano, che “giocano con le vite delle persone”. Renzi prende le distanze. “Quando ci sono morti – osserva – anche soltanto per rispetto l’idea di usarli come strumentalizzazione fa male al cuore”. Quanto ad Alfano, dal Viminale fanno sapere che “non esiste e non può esistere un’operazione che sconfigga la morte in mare. E’ ipocrita e strumentale sostenerlo”. E durante Mare Nostrum, dal 18 novembre 2013 all’1 novembre 2014, si sono registrati infatti 3.363 tra cadaveri e dispersi. Sempre dal ministero dell’Interno, sottolineano che “l’impegno dell’Italia resta invariato sul fronte della salvaguardia delle vite umane. Noi abbiamo fatto quanto nessun altro Stato ha fatto. Mare nostrum era un’operazione decisa e finanziata dall’Italia per un’emergenza e dunque per un periodo limitato. Adesso occorre spostare l’attenzione dall’Italia all’Europa. Gli sponsor di Mare nostrum vogliono il contrario. Ma è una strada impercorribile perchè determinerebbe un boomerang ingestibile sia per il principio in sè (il Mediterraneo riguarda tutta l’Europa), sia per i costi, sia per l’accoglienza”.
“Ripristinare Mare Nostrum. Che gli altri paesi europei lo vogliano oppure no. Che faccia perdere voti oppure no”. Lo propone su Twitter Enrico Letta, che da premier lanciò questa operazione nel 2013.
Per il presidente del Senato Pietro Grasso, agire ora è già tardi – “Siamo chiamati, come cittadini europei, a rispondere non a un tribunale ma alla nostra coscienza per ciascuna delle vittime del Mediterraneo. Esseri umani come noi: uomini, donne e bambini aggrappati ad una speranza più che a una zattera. Agire ora è già troppo tardi”.
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