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Il nuovo governo somalo già traballa

Shukri Said – Blog Primavera AfricanaDopo la nomina da parte del Presidente della Repubblica Federale somala Hassan Sheikh Mohamud del  nuovo Primo Ministro Omar Abdirashid Ali Sharmarke e la sensazionale unanimità con la quale il Parlamento gli ha votato la fiducia lo scorso 24 dicembre,  la luna di miele istituzionale sembra già finita in Somalia.

Il Premier Sharmarke

Il Premier Sharmarke

Domenica notte, quando a Mogadiscio ormai tutti dormivano e pure i giornalisti si erano appisolati dentro Villa Somalia nella vana attesa di poter diffondere la lista che tutti aspettavano per soppesare la forza del Premier rispetto alla setta di Damul Jadid che impera nella Capitale, Sharmarke ha fatto annunciare il suo nuovo gabinetto composto da un vicepremier, 25 ministri e 25 tra sottosegretari e viceministri.

Tra i primi cinque nomi compaiono proprio quelli più discussi.

In cima c’era quello di Farah Abdulqadir, il più influente consigliere del Presidente Mohamud e capo indiscusso di Damul Jadid. Era il ministro della giustizia e degli affari costituzionali che il precedente Premier Abdiweli aveva declassato a Ministro degli animali determinando così il conflitto istituzionale che poi ha perso col voto di sfiducia del Parlamento nella seduta del 6 dicembre scorso.

Nella lista, subito dopo Farah Abdulqadir, vengono i famigerati Guled e Sanbaloshe.

Abdikarim Hussein Guled era stato ministro dell’interno nel Governo Shirdon, il primo della Repubblica Federale, e con esso era caduto. Non richiamato dal Primo Ministro Abdiweli, per lui il Presidente Mohamud aveva creato il Ministero della Sicurezza, ma Guled aveva dovuto dimettersi dopo diversi gravissimi attentati di Al Shabab fra cui quello al Parlamento e l’attacco a Villa Somalia in cui i terroristi erano giunti alla porta dell’appartamento presidenziale.

Abdullahi Mohamed Ali, detto “Sanbaloshe” (arrogante), dopo aver rivestito la carica di ambasciatore somalo a Londra guadagnando dalle autorità inglesi l’allontanamento per la sua condotta, è tornato a Mogadiscio e qui nominato capo della polizia politica per volere di Mohamud. Sotto la sua reggenza sono stati arrestati parlamentari, giornalisti e personalità dell’opposizione. Per aver seminato il panico nella società civile, era stato destituito dal Primo Ministro Abdiweli.

10_jan_2015

Il Premier impegnato nella scelta dei ministri

Praticamente tutti quelli di Damul Jadid che il Premier Abdiweli aveva

voluto allontanare, tornano a capo di importanti ministeri.

Da queste prime indicazioni  è apparso chiaro che non si tratta di un nuovo governo, né del  governo di Sharmarke. Sharmarke ha fatto solo da prestanome ad un governo del Presidente Mohamud che vuole dimostrare al mondo e ai somali che le istituzioni federali sono cosa sua e dei suoi sodali di Damul Jadid. Si tratta ormai, di tutta evidenza, di un potere assoluto che non si intende dividere con nessuno in violazione del sistema “4.5” e della road map concordati tra gli helders somali e la comunità internazionale.

Infatti Sharmarke ha scelto un inedito modo di presentare il proprio governo: non ha letto personalmente la lista dei ministri e sottosegretari, ma l’ha fatta leggere al portavoce offrendo agli osservatori una evidente presa di distanza dalla sua paternità.

La reazione unanime alla presentazione della lista è stata negativa.

La comunità internazionale non ha espresso alcun cenno di approvazione con l’unica eccezione dell’IGAD.

Neppure presso il Parlamento la lista ha avuto successo. Sharmarke ha chiesto di fissare per giovedì 22 la seduta per la votazione di fiducia, ma un’apposita commissione di 15 membri ha stabilito sabato 17. Sharmarke ha rinnovato la sua richiesta alla presidenza del Parlamento che l’ha rimessa alla votazione dell’assemblea di ieri. Con una maggioranza di 120 deputati su 177 l’istanza è stata respinta e domani si voterà la fiducia al nuovo già traballante gabinetto in un clima infuocato.

Ormai, e per la prima volta nel Paese, si afferma apertamente che il problema della Somalia è il Presidente Mohamud il quale non rispetta la Costituzione né gli accordi di divisione del potere.



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