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Gli immigrati di successo

Quando si parla d’immigrati si pensa subito ai barconi. Le prime cose che ci vengono in mente? Morte, povertà, fuga, guerre. Eppure, oltre ai preconcetti e agli stereotipi, esiste anche un’altra dimensione: quella dei migranti che ce l’hanno fatta. Sono imprenditori, finanzieri, stilisti, ristoratori. Perfino politici. E così, insieme, contribuiscono a migliorare l’immagine dell’Italia. E – perché no? – anche l’economia del paese.

Abbiamo imparato a conoscere lo stilista Hicham Ben’Mbarek, il «musulmano col cuore di un cristiano». E’ arrivato in Italia a bordo di un gommone, si è integrato a Firenze, ha subìto un trapianto di cuore, è diventato testimonial dell’Aido. Ora i suoi prodotti di pelletteria («Rigorosamente made in Italy», tiene a precisare) stanno facendo il giro del mondo. Oltre che nella capitale toscana, i negozi “BenHeart” si trovano anche a Verona e a Tokyo e i suoi giubbotti in pelle sono indossati da personaggi come Icardi, Ligabue e Ruggeri (che quei giacchetti li aveva addosso anche sul palco dell’Ariston durante l’ultimo festival di Sanremo).

Seguendo un arbitrario ordine cronologico, l’ultimo ad avercela fatta è il manager Madi Sakande. Lui, originario del Burkina Faso, ha un sogno: portare il freddo in Africa. Ha rilevato un’azienda italiana nel settore della refrigerazione. Con la New Cold System oggi progetta e realizza impianti per le aziende alimentari e per conservare farmaci. Il suo progetto più ambizioso? Conservare cibi grazie a impianti alimentati con l’energia solare.

«Perché? Be’ – spiega – semplicemente per evitare che il 70 per cento di quello che si produce nell’Africa Subsaharina non vada più buttato via il giorno dopo».  

Madi Sakande ha ricevuto dalle mani del presidente della Camera, Laura Boldrini, il premio Moneygram come “miglior imprenditore”. Un riconoscimento destinato agli stranieri che guidano imprese in Italia.

Tra i premiati ci sono anche Ghapios Garas (egiziano, allestisce pc); Nestor Malabanan (filippino, titolare di ristoranti gourmet), Reza Paya (iraniano, sviluppa app per l’edilizia), Roberto Carlos Falconi Rivero (peruviano, che con la sua cooperativa assiste disabili e anziani) e Sijie Xie (cinese, ha creato un cohousing per i giovani).

Non stiamo immaginando l’Italia multiculturale del futuro. No, questo è il nostro paese. Oggi. E forse, a pensarci bene, è perfino migliore di come lo crediamo.

 @CorriereSociale





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