Bambini soldato, l’infanzia e l’adolescenza negata di chi anzichè giocare imbraccia Kalashnikov
La Giornata mondiale dedicata alla diffusione dei dati che riguardano oltre 250.000 ragazzini che in 23 Stati vengono gettati in mezzo a conflitti armati ed esposti a brutalità indescrivibili. La Campagna di INTERSOS con le informazioni sul fenomenoROMA – Un bambino soldato è una persona qualsiasi al di sotto dei 18 anni di età che è, o che è stata assunta o utilizzata da una forza armata o un gruppo armato, come combattente. Ma anche come cuoco, facchino, messaggero, spia o per scopi sessuali. Oggi, nel mondo, sono più di 250.000 i bambini soldato e 23 gli Stati che utilizzano minori nelle ostilità, in forma diretta o indiretta. Nella mappa sono indicati i Paesi in cui si rileva almeno una delle sei gravi violazioni formulate dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per proteggere i bambini durante i conflitti armati e individuare i responsabili:
* Uccisione e mutilazione di bambini
* Reclutamento o utilizzo di bambini come soldati
* Violenza sessuale contro i bambini
* Attacchi contro scuole o ospedali
* Impedimento dell’assistenza umanitaria ai bambini
* Sequestro di bambini
Un crimine ripugnante. Su tutto questo, che rappresenta una gravissima violazione dei diritti umani e un ripugnante crimine di guerra, è impegnata INTERSOS, l’organizzazione umanitaria che opera a favore delle popolazioni in pericolo, vittime di calamità naturali e di conflitti armati. L’Ong è stata fondata nel 1992 con il sostegno delle Confederazioni sindacali italiane, e fonda la sua azione sui valori della solidarietà, della giustizia, della dignità della persona, dell’uguaglianza dei diritti e delle opportunità per tutti i popoli, del rispetto delle diversità, della convivenza, dell’attenzione ai più deboli e indifesi.
Nei conflitti sempre più brutali. I bambini, dunque – si legge in un documento di Unicef – sono sempre a rischio di reclutamento e di utilizzo da parte di gruppi armati, poiché i conflitti in tutto il mondo diventano sempre più brutali, intensi e diffusi. “Mentre i governi hanno fatto progressi a riconoscere che i bambini non devono essere parte degli eserciti, il reclutamento dei bambini soldato rappresenta ancora un problema enorme”, ha detto Leila Zerrougui, rappresentante speciale del Segretario Generale per i bambini nei conflitti armati. “Su 59 parti in conflitto individuate dal Segretario Generale per gravi violazioni contro i bambini, 57 sono state richiamate perché stanno reclutando e utilizzando bambini soldato”.
Ecco qui di seguito gli scenari dove decine di migliaia di ragazzi e ragazze sono associati alle forze e ai gruppi armati in conflitto nei 23 paesi del mondo individuati. Molti sono stati vittime, o testimoni o sono stati costretti a partecipare in atti di indicibile brutalità.
Afghanistan. Nonostante i progressi compiuti per porre fine al reclutamento e all’impiego di bambini nelle forze nazionali di sicurezza, i bambini continuano ad essere reclutati dalle parti in conflitto, quali la Haqqani Network e i talebani. Nei casi più estremi, i bambini sono stati usati come attentatori suicidi, per la fabbricazione di armi e per il trasporto di esplosivi.
Repubblica Centrafricana. Ragazzi e ragazze di appena otto anni sono stati reclutati e utilizzati da tutte le parti coinvolte nel conflitto per prendere parte direttamente alle violenze inter-etniche e religiose.
Repubblica Democratica del Congo. Le Nazioni Unite hanno documentato nuovi casi di reclutamento di bambini da parte di più gruppi armati che operano nella parte orientale del paese. I bambini, in alcuni casi, anche di 10 anni di età, sono stati reclutati e utilizzati come combattenti, o in funzioni di supporto, come facchini e cuochi. Le ragazze sono state usate come schiave sessuali o sono stati vittime di altre forme di violenza sessuale.
Iraq e Siria. Gli avanzamenti dell’IS e la proliferazione di gruppi armati hanno reso i bambini ancora più vulnerabili al reclutamento. Bambini di 12 anni sono in fase di addestramento militare e sono stati usati come informatori, per presidiare i posti di blocco e per sorvegliare punti strategici. In alcuni casi, sono stati utilizzati come attentatori suicidi e per effettuare esecuzioni.
Sud Sudan. Di recente è iniziato il rilascio graduale di circa 3.000 bambini del South Sudan Democratic Army (SSDA) Cobra Faction. Più di 500 bambini sono stati rilasciati nelle ultime due settimane e stanno ricevendo sostegno per tornare alla vita normale. Ulteriori rilasci sono previsti nel corso del mese prossimo.
GUARDA LA MAPPA DELLE VIOLAZIONI
Le Convenzioni e i Protocolli vigenti. Nonostante gli sforzi a livello internazionale, il problema dei bambini soldato è ancora vivo e drammaticamente in aumento. La Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, approvata dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 20 novembre 1989, è il primo strumento internazionale che enuncia i diritti fondamentali che devono essere riconosciuti e garantiti a tutti i bambini e a tutte le bambine del mondo, insieme con gli obblighi degli Stati e della comunità internazionale nei confronti dell’infanzia. Nel 2002 entrò in vigore il Protocollo Opzionale alla Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, che tratta il coinvolgimento dei minori nei conflitti armati: il Protocollo stabilisce che nessun minore di 18 anni può essere reclutato forzatamente o utilizzato direttamente nelle ostilità, né dalle forze armate di uno Stato né da gruppi armati. L’Italia ratifica il Protocollo Opzionale con la Legge n. 148 del 9 maggio 2002. Sebbene il Protocollo rappresenti un passo importante, non è ancora uno strumento giuridico completo e sufficiente. Infatti, per il reclutamento volontario negli eserciti regolari, non è imposto il limite minimo di 18 anni.
I princìpi di Parigi. Con gli Impegni di Parigi del 2007, i rappresentanti di 58 paesi si impegnano a porre fine al reclutamento illegale di minori e ad assicurare che le procedure di arruolamento nelle forze armate siano conformi al diritto internazionale. Durante la conferenza vengono rivelati i Principi di Parigi (Paris Principles), una raccolta dettagliata di linee guida per la protezione dei minori dall’arruolamento, la riabilitazione fisica e psicologica di quelli vittime dei conflitti armati. A seguito dell’entrata in vigore del Protocollo Opzionale si sono registrati notevoli progressi per quanto riguarda l’arruolamento di minori, tuttavia il problema non è affatto superato.
La scelta di aiutarli. Esistono alcuni strumenti normativi internazionali che nel tempo sono stati adottati per tutelare e proteggere i bambini coinvolti nei conflitti e associati ai gruppi armati.
* La Convenzione ONU sui diritti dell’infanzia del 1989, che mette al bando l’uso di minori di 15 anni nei conflitti armati e che impone agli Stati coinvolti di prendersi cura della riabilitazione psicologica e sociale dei minori coinvolti nelle guerre.
* La Carta Africana sui diritti e il benessere del bambino del 1990, rafforza la protezione prevista nella Convenzione dell’89. Nella Carta è previsto il rispetto da parte degli Stati contraenti delle leggi del diritto internazionale umanitario applicabile ai conflitti armati in cui sono coinvolti i minori, e che gli Stati prendano misure necessarie perché bambini non prendano parte diretta alle ostilità.
* Il Protocollo Opzionale sul coinvolgimento dei minori nei conflitti armati alla Convenzione sui diritti dell’infanzia del 2002, che porta a 18 anni l’età minima per l’arruolamento nelle forze armate.
* E ben 6 Risoluzioni del Consiglio di Sicurezza della Nazioni Unite (1999-2005), che richiamano gli Stati all’osservazione delle norme di diritto internazionale sulla protezione dei bambini nei conflitti, richiedono al Segretario Generale dell’ONU l’iscrizione nella black list degli Stati parti che usano minori per la guerra, riaffermano l’urgenza di programmi di smobilitazione e disarmo, di percorsi di reinserimento e riabilitazione.
Related News
Il Senatore Graziano Delrio ha firmato la petizione dell’Associazione Migrare
Il Senatore Graziano Delrio ha firmato la petizione dell’Associazione Migrare per l’abolizione della Legge Bossi-FiniRead More
Non c’è ius scholae che tenga: la Legge Bossi-Fini va abolita
Lo scorso 25 giugno l’Associazione Migrare ha lanciato su change.org una petizione per l’abolizione della LeggeRead More
Comments are Closed