“Emergenza immigrati, serve un 8xmille europeo“
lastampa.it – Summit a Lampedusa dei sindacati dell’area del Mediterraneo promosso dalla Uil: la priorità è promuovere progetti che creano lavoro nelle zone prostrate da guerre e povertà
Per far fronte meglio all’emergenza migranti serve un 8xmille «europeo», si dovrebbe insomma istituire un fondo «in cui tutti Paesi membri facciano confluire risorse derivanti da forme di solidarietà fiscale». L’idea è di otto sindacati dell’area del Mediterraneo che, su iniziativa della Uil, si sono incontrati a Lampedusa, isola simbolo del problema immigrazione. In questo modo si punta a raccogliere risorse «da destinare alla realizzazione di progetti idonei a creare lavoro in quelle zone prostrate dall’indigenza, dalla povertà e dalla guerra», con l’Europa che sarebbe chiamata a farsi carico «del coordinamento e della gestione di tale attività di sostegno alla crescita».
Allo stesso tavolo (foto sotto) assieme alla Uil si sono ritrovati rappresentanti sindacali di Israele e della Palestina, di Tunisia (con Hassine Abbassi, premio Nobel 2015 per la Pace), Algeria, Marocco, Egitto, Libia (con Nermin Sharif, la prima donna segretario generale di un paese del Nord Africa). E con loro, altro fatto «storico», come lo ha definito il leader della uil Carmelo Barbagallo, anche i rappresentanti di quattro religioni, cattolica, musulmana, ebrea e buddista.
Tutte e otto le sigle hanno sottoscritto un vero e proprio accordo, il «patto di Lampedusa», il cui obiettivo è quello di realizzare una rete di forze sociali in grado di rilanciare il dialogo tra Paesi che vivono «una condizione di crisi emblematicamente e tristemente rappresentata dall’esodo di popolazioni che, attraversando questo mare – è scritto nel documento finale – cercano di fuggire dalle miserie e dalle persecuzioni, affidandosi a mercanti di morte che ne sfruttano il dolore». Chiedono insieme «più coraggio e più determinazione» e di affrontare l’emergenza migranti con un «nuovo approccio» che sia inclusivo e non solo basato sulla sicurezza e che integri la dimensione economica, sociale, culturale, una accoglienza insomma «intelligente e solidale», a cui affiancare il lavoro per «costruire opportunità di crescita e di occupazione in quei territori da cui partono i flussi migratori».
Tra i progetti messi in campo il primo impegna i sindacati a istituire o a rafforzare uffici o punti di Patronato; gli altri si impegnano a offrire, nelle forme possibili, il relativo supporto logistico. L’obiettivo è quello di limitare i casi di immigrazione clandestina offrendo assistenza e tutela alle persone coinvolte. Strumento principale sarebbe la realizzazione, in loco, di corsi di formazione finalizzati all’apprendimento di specifiche mansioni o di rudimenti e tecniche di autoimprenditorialità che i formati potrebbero, poi, mettere a frutto, quando le condizioni lo consentissero, nei Paesi di origine o, secondo indirizzi preventivamente individuati, in Paesi dell’Unione.
«Non c’è solidarietà senza accoglienza – ha dichiarato Barbagallo – e la Uil ha ritrovato in Lampedusa i valori della solidarietà che ha nel proprio dna. Partiamo da qui, con i sindacati del Marocco, Algeria, Tunisia, Libia, Egitto, Palestina, Israele per un progetto di cooperazione con quegli stessi paesi da cui i migranti sono costretti a fuggire da guerre, povertà e fame. Il sindacato può e deve assumersi le proprie responsabilità, svolgendo il ruolo di pacificazione e di sviluppo economico. Non si possono sperperare risorse per la costruzione di muri – ha concluso – ma bisogna puntare sulla cooperazione, la partecipazione e l’inclusione».
L’idea adesso è di ripetere una volta all’anno un evento del genere, ospitandolo a turno, puntando ad allargare il progetto ad altri paesi i che si affacciano sul Mediterraneo, come Spagna, Grecia, Turchia. Ed anche alla Siria «appena le difficili condizioni del Paese lo consentiranno».
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