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Guerra legale per petrolio e gas tra Somalia e Kenya

Shukri Said – Blog Primavera Africana – La Corte internazionale di giustizia de L’Aja, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite fondato nel 1945, è stata aperta oggi per esaminare il contenzioso marittimo tra Somalia e Kenya.

Da anni i due paesi si contendono circa 100 mila chilometri quadrati di un mare ricco di petrolio e gas.

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La Somalia afferma che il confine marittimo deve proseguire quello terrestre in linea retta e, quindi, in direzione sudest. Per il Kenya, invece, il confine marittimo dovrebbe essere perpendicolare alla costa e, quindi, viaggiare su una direttrice più spostata in alto, verso est. La differenza costituisce la zona in contenzioso tra i due paesi.

La Somalia ha presentato alla Corte internazionale de L’Aja, nel luglio 2014, la domanda di regolamentare i confini tra i due paesi. Ma il Kenya, si rifiuta di depositare le carte accusando la Corte di non avere legittimità sul tema del conflitto. La Corte ha ascoltato oggi la tesi del Procuratore Generale del Kenya dott. Githu Muigai e domani sentirà il suo omologo somalo dott. Ahmed Ali Dahir.

“Una volta che la Corte, entro venerdì prossimo, avrà stabilito l’illegittimità dell’eccezione sollevata dal Kenya, si procederà oltre e si deciderà nei successivi tre mesi” ha detto il Procuratore Generale somalo con ottimismo.

In realtà casi simili, alla Corte internazionale di giustizia de L’Aja, possono richiedere anni per trovare una soluzione.

Il Kenya ha indicato due strade. La prima è quella di risolvere la questione in un negoziato bilaterale tra i due litiganti così come già prevedeva l’accordo siglato con il Governo provvisorio somalo nel 2009, guidato allora da quello che è l’attuale Primo Ministro Sharmarke, e depositato alle Nazioni Unite nel 2011 (di qui l’eccezione di carenza di giurisdizione della Corte internazionale di giustizia). Quell’accordo, tuttavia, è stato rigettato dal Parlamento somalo prima ancora che rifiutarne la ratifica. L’altra strada indicata dal Kenya consiste nel rivolgersi alla Commissione delle Nazioni Unite sui limiti della piattaforma continentale (CLC), ritenuta una giurisdizione alternativa e speciale per lo specifico contenzioso che interessa i due paesi, percorso che, tuttavia, la Somalia non intende assecondare.






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