Immigrazione, Cameron: “L’Italia faccia la sua parte”
iltempo.it – Nel Consiglio europeo di domani si discuterà della gestione degli immigrati tra attendismo (di tanti) e voglia di una reale politica estera comune (di pochi)La Ue, in vista del Consiglio europeo di domani richiama all’ordine gli Stati membri. E interviene a gamba tesa su quanto affermato da Matteo Renzi (pronto ad agire da solo contro l’emergenza) e su quanto annunciato dal governo ungherese (stop norme su asilo e costruzione del muro al confine con la Serbia). Le misure unilaterali “non sono la soluzione al problema. Per questo motivo, secondo quanto riferisce una fonte del Consiglio europeo, domani sera i leader saranno particolarmente motivati ad approvare una risposta europea “complessiva ed efficace” alla questione. Qualcosa che suona strano alle orecchie di chi fino a ieri ha visto un’Unione attendista e molto vaga sulla redistribuzione dei migranti. E che quasi lasciava ai singoli membri la scelta delle quote di accoglienza e in generale la gestione della politica estera. Un po’ un paradosso, un nodo che, si spera, sarà sciolto a conclusione dei lavori a Bruxelles. Intanto il presidente del Consiglio, Donald Tusk, tiene molto al fatto che passi “un approccio più equilibrato dal punto di vista geografico” visto che nei primi mesi dell’anno “ci sono state molte più richieste d’asilo in Ungheria che in Italia”. “Il tema è molto importante e nessuno si illude che domani sarà trovata la soluzione. Potrebbe essere solo l’inizio di un processo che vedrà il Consiglio impegnato per anni. Come detto, il Consiglio europeo richiamerà gli Stati al rispetto delle regole comuni. “Non possiamo rischiare che vengano decise altre misure unilaterali come quelle che in questi giorni ha annunciato l’Ungheria”. Per questo, è probabile che le conclusioni del Consiglio di domani includano un richiamo al rispetto del regolamento di Dublino e di quello di Schengen. Il rischio è che, dopo aver messo in discussione Dublino, si passi a Schengen e questo è un problema per il complessivo impianto di integrazione europea.
Renzi: “No ai muri in Europa”. Molto vicina alle posizioni europeiste (non attendiste) è la visione di Matteo Renzi: “Il simbolo, per la mia generazione, della identità europea è stato la caduta del muro di Berlino, oggi rischiamo che i quattordicenni vedano salire su un muro, che qualcuno vorrebbe costruire fra Serbia e Ungheria”. Il premier in Senato ha aggiunto: “Per questo dobbiamo insistere per l’allargamento” che è un “disegno organico di costruzionbe europea lasciato a metà. Non è possibile lasciare Serbia e Albania in una situazione di tensione, bisogna evitare il ritorno dei muri”, ha aggiunto.
La marcia indietro di Budapest. Le dichiarazioni che arrivano dal cuore dell’Ue fanno breccia nel governo ungherese. Marcia indietro dell’Ungheria sul tema degli immigrati. Il ministro degli Esteri, Peter Szijjarto, in un incontro con la stampa in cui non erano ammesse domande, ha affermato testualmente che “l’Ungheria non sospenderà l’applicazione di alcuna norma comunitaria”. Ieri il governo magiaro aveva annunciato unilateralmente la sospensione della Convenzione di Dublino. La decisione del governo di non sospendere alcuna norma comunitaria è stata anche comunicata ufficialmente dal ministro degli Esteri Szijjarto al governo austriaco.
Cameron: “L’Italia faccia la sua parte”. Il premier britannico, David Cameron, ha condannato le scene “totalmente inaccettabili a cui abbiamo assistito” mentre cresce il numero di immigrati che tentano di entrare illegalmente in Gran Bretagna nascondendosi nei camion in attesa al porto francese di Calais. Londra, ha assicurato, si impegnerà per aumentare la sicurezza alla frontiera e lavorerà con le altre nazioni europee per “mettere fine al problema all’origine, per rompere il legame tra salire su una barca e stabilirsi in Europa”. E chiede all’Italia di fare la propria parte nell’emergenza generale.”Vogliamo vedere migranti meglio schedati ma francamente molto di questo bisogna che sia fatto in Italia, dove arrivano, piuttosto che in Francia”, ha aggiunto. “Dobbiamo fare di più per assicurare che la Gran Bretagna sia un posto meno facile per i clandestini per arrivare e lavorare”, ha sostenuto Cameron, sottolineando che non ha senso per Londra e Parigi di “puntarsi il dito contro reciprocamente”.
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